Non
colpevole a Norimberga
Le argomentazioni della difesa
Carlos Whitlock Porter
PREFAZIONE
La revisione della storia è vecchia quanto la storia stessa.
Gli Annali di Tacito (vx, 38) accennano ad esempio ad una «diceria» secondo la
quale Nerone avrebbe
incendiato Roma. Questa «diceria» fu ripetuta da altri storici romani come un
«fatto certo»
(Suetonio, Nero, v 38; Dione Cassio, Epistulae, lxii 16; Plinio il Vecchio,
Naturalis Historia, xvii
5).
Poi gli storici posteriori misero in dubbio questo «fatto certo», e lo
relegarono a semplice
«diceria».
Nel 1946 fu considerato come un «fatto certo» che i nazisti avevano fabbricato
sapone con il grasso
umano (I 252 {283}; VII 597-600 {656-659}; XIX 506 {566-567}; XXII 496 {564}).
Poi gli storici posteriori misero in dubbio anche questo «fatto certo» e lo
relegarono a semplice
«diceria». (R. Hilberg, The Destruction of the European Jews, edizione
definitiva riveduta, Holmes
and Maier, New York 1985, p. 966: «Fino ad oggi, l'origine della diceria del
sapone umano resta
ancora sconosciuta.»)
foto sapone..... "Reichsstelle fur industrielle Fettversorgang"
Roberto Benigni è finito in una bolla di sapone. La vita è bella, scena in cui
il protagonista
Guido deve rendere conto al figlio Giosuè se sia vero che «con noi ci fanno i
bottoni e il sapone»:
«Sarebbe il colmo dei colmi… Ci pensi: domani mattina mi lavo le mani con
Bartolomeo, una bella
insaponata, poi mi abbottono con Francesco»...
Questa «diceria» è di origine sovietica (prova URSS 393). Al Palazzo della Pace
de L'Aia c'è un
grande vaso di presunto «sapone umano», che però non è mai stato sottoposto ad
una perizia
medico-legale. I funzionari del Palazzo lo mostrano ai turisti sbalorditi, ma, a
quanto pare, non
rispondono alle lettere delle persone che vorrebbero farlo sottoporre ad un
esame scientifico.
Nel 1943 si diffuse la «diceria» che i nazisti uccidessero gli Ebrei in camere a
vapore, elettriche,
a vuoto d'aria e a gas (vedi ad es. The Black Book: The Nazi Crime Against the
Jewish People, Jewish
Black Book Committe, New York 1946, pp. 270, 274, 280, 313. Questo libro fu
presentato come «prova»
alla commissione del processo di Norimberga).
Nel 1946, le «camere a gas» si trasformarono in un «fatto», mentre le camere a
vapore, elettriche, e
a vuoto d'aria, rimasero mere «dicerie». (N.B.: le «camere a vapore» furono
«confermate» al processo
contro Oswald Pohl, NMT IV 1119-1152).
Tuttavia le «prove» secondo le quali i nazisti avrebbero ucciso Ebrei in camere
a gas non sono
migliori -- per quanto riguarda la loro fondatezza -- delle «prove» relative
all'uccisione di Ebrei
in camere a vapore, elettriche, e a vuoto d'aria, perciò ci sembra legittimo
mettere in dubbio tali
«prove».
Questo libro non costituisce una «revisione» della storia, ma piuttosto una
semplice guida ad un
materiale storico che è stato dimenticato. Le 312.022 dichiarazioni giurate
autenticate che furono
presentate dalla difesa al processo di Norimberga sono state dimenticate, ma le
8 o 9 dichiarazioni
giurate dell'accusa che le avrebbero «confutate» tutte (IMT XXI 437 {483}),
vengono ancora
ricordate.
Questo libro contiene molti riferimenti alle pagine di atti processuali: non li
adduciamo per
confondere il lettore, per impressionarlo o per intimidirlo, né per dimostrare
la veridicità delle
dichiarazioni processuali, bensì semplicemente per aiutare il lettore
interessato a reperire cose
degne di nota. Sarà il lettore a giudicare se le argomentazioni della difesa
sono più credibili
delle «prove» dell'accusa, come ad esempio quella del sapone fabbricato con
grasso umano (documento
URSS 397), dei calzini fatti di capelli umani (documento URSS 511) o degli
hamburgers di carne umana
(processo di Tokio, prova n. 1873).
N.B.
IMT = International Military Tribunal (il grande processo internazionale di
Norimberga in quattro
lingue)
NMT = National Military Tribunal (i 12 processi americani di Norimberga in
inglese)
Salvo indicazione contraria, le pagine menzionate in questo libro si riferiscono
all'edizione
americana degli atti del IMT. { } = impaginazione tedesca.
MARTIN BORMANN
foto Bormann...
Bormann fu accusato di «persecuzione della religione» e di molti altri gravi
crimini. Il suo
avvocato, il dott. Bergold, rilevò, alludendo all'Unione Sovietica, che molti
paesi moderni sono
apertamente atei, perciò le disposizioni che impedivano ai sacerdoti di accedere
alle cariche del
partito nazista non si potevano definire «persecuzione».
Il dott. Bergold aggiunse:
«Il Partito è descritto come un'organizzazione criminale, come una cospirazione.
E' dunque un
crimine impedire a certe persone di diventare membri di una cospirazione
criminale? E' un crimine
questo?» (V 312 {353}).
Furono presentati documenti nei quali Bormann non solo proibiva ogni forma di
persecuzione
religiosa, ma permetteva apertamente l'educazione religiosa (XXI 462-465
{512-515}). Un aspetto
importante delle sue disposizioni in materia religiosa era che il testo biblico
doveva essere
utilizzato integralmente: amputazioni, manipolazioni o distorsioni del testo
erano proibite. Inoltre
le chiese ricevettero sussidi governativi fino alla fine della guerra. Le
restrizioni relative alla
stampa colpirono non solo i giornali religiosi, ma tutti i giornali, perché
erano dovute alla
scarsezza di carta durante la guerra (XIX 111-124 {125-139}; XXI 262-263, 346,
534, 539 {292-293;
383; 589; 595}; XXII 40-41 {52-53}).
L'avvocato di Bormann non ebbe difficoltà a dimostrare che il suo difeso non
avrebbe potuto essere
condannato secondo le leggi di alcun paese, perché gli stenografi non sono
evidentemente
responsabili di tutti i documenti che firmano. Non fu chiaro fino a che punto
Bormann avesse agito
come semplice stenografo o segretario, ma ciò per l'accusa fu irrilevante e
Bormann fu condannato
all'impiccagione. La sentenza doveva essere eseguita immediatamente, ignorando
le esaurienti
testimonianze secondo le quali Bormann era rimasto ucciso nell'esplosione di un
carro armato;
sarebbe stato molto difficile trovare un solo pezzo del suo corpo, e ancora più
difficile
impiccarlo! (XVII 261-271 {287-297}).
LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI
Le prove della difesa riguardo alle presunte «organizzazioni criminali»
consistevano nelle
testimonianze verbali di 102 testimoni e in 312.022 dichiarazioni giurate
autenticate (XXII 176
{200}).
Il termine «criminale» non fu mai definito (XXII 310 {354}; vedi anche XXII
129-135 {148-155}). Non
fu mai stabilito esattamente neppure quando queste organizzazioni sarebbero
diventate «criminali»
(XXII 240 {272-273}). Lo stesso partito nazista sarebbe diventato criminale fin
dal 1920 (XXII 251
{285}) oppure dal 1938 (XXII 113 {130}) o addirittura mai (II 105 {123}).
Le 312.022 deposizioni giurate autenticate furono presentate a una «commissione»,
ma la trascrizione
di queste testimonianze non appare negli atti del processo di Norimberga.
L'Archivio Nazionale di
Washington non possiede una copia delle trascrizioni delle testimonianze rese
dinanzi a questa
«commissione», non ne ha mai sentito parlare, non ne sa nulla e non è in grado
di dire dove si
trovino.
Delle 312.022 dichiarazioni giurate solo poche decine furono tradotte in inglese,
perciò il
Tribunale non poté leggerle (XXI 287, 397-398 {319, 439}).
Il Presidente del Tribunale, Sir Geoffrey Lawrence, non conosceva il tedesco, al
pari del
procuratore Robert Jackson.
A causa di un «cambiamento dei regolamenti» effettuato all'ultimo momento (XXI
437-438, 441, 586-587
{483-485, 488, 645-646}), molte altre deposizioni furono respinte per la loro
presunta «non
conformità» (XX 446-448 {487-489}).
La «commissione» preparò «sommari» che furono presentati al Tribunale (migliaia
di dichiarazioni
giurate che affermavano il trattamento umano dei prigionieri, ecc.). Questi «sommari»
non furono
considerati come prove. Il Tribunale promise di leggere tutte le 312.022
dichiarazioni giurate prima
di pronunciare il verdetto (XXI 175 {198}), ma 14 giorni dopo fu annunciato che
le 312.022
deposizioni non erano veritiere (XXII 176-178 {200-203}).
Allora si pretese che una sola dichiarazione giurata dell'accusa (documento
D-973) avesse
«confutato» 136.000 dichiarazioni giurate della difesa (XXI 588, 437, 366 {647,
483-484, 404}).
I 102 testimoni furono obbligati a presentarsi a testimoniare davanti alla «commissione»
prima di
presentarsi a testimoniare davanti al Tribunale. A 29 di questi testimoni (XXI
586 {645}), o,
secondo un' altra fonte, a 22 (XXII 413 {468}), fu permesso di apparire davanti
al Tribunale, ma le
loro testimonianze non dovevano essere «cumulative», cioè essi non dovevano
ripetere le deposizioni
rese davanti alla «commissione» (XXI 298, 318, 361 {331, 352, 398-399}).
Indi si pretese che 6 dichiarazioni giurate presentate dall'accusa avessero «confutato»
le
testimonianze di tutti i 102 testimoni (XXI 153 {175}, XXII 221 {251}).
Una di queste dichiarazioni era in polacco, perciò la difesa non poté leggerla
(XX 408 {446}).
Un'altra fu firmata da un ebreo chiamato Szloma Gol, che affermò di aver esumato
e cremato 80.000
cadaveri, incluso quello di suo fratello (XXI 157 {179}, XXII 220 {250}).
(Secondo l'edizione britannica degli atti del processo di Norimberga, il numero
dei cadaveri esumati
dal testimone fu di 67.000.)
Quando questa dichiarazione fu esibita, l'accusa aveva già terminato la
presentazione delle prove
(XX 389-393, 464 {426-430, 506}; XXI 586-592 {645-651}).
L'accusa affermò poi, durante la sua requisitoria finale, che nel corso del
processo erano state
presentate al Tribunale e prese in considerazione 300.000 dichiarazioni giurate,
dando l'impressione
che si trattasse di documenti dell'accusa (XXII 239 {272}).
In realtà, l'accusa finì il processo con non più di qualche dozzina di
dichiarazioni giurate
veramente importanti. Vedi ad esempio, XXI 437 {483}, dove dall'accusa furono
presentate 8 o 9
deposizioni contro 300.000 deposizioni della difesa; vedi anche XXI 200 {225};
447-478 {528-529};
585-586 {643-645}; 615 {686-687}.
Nei numerosi processi relativi ai campi di concentramento -- ad esempio, al
processo di Martin
Gottfried Weiss -- si escogitò un espediente più conveniente. Un semplice
impiego in un campo di
concentramento, sia pure per qualche settimana, fu considerato la «prova» della
cosidetta
«conoscenza costruttiva del progetto comune».
Questo «progetto comune» non fu mai definito. Il termine «cospirazione» fu
generalmente evitato al
fine di semplificare la procedura processuale. Non era necessario menzionare
eventuali
maltrattamenti specifici, né dimostrare che fosse morto qualcuno in conseguenza
di tali
maltrattamenti. In questo processo, 36 dei 40 accusati furono condannati
all'impiccagione.
Le trascrizioni delle testimonianze davanti alla «commissione» di Norimberga si
trovano al Palazzo
della Pace de L'Aia e riempiono per metà una cassaforte a prova d'incendio che
si innalza dal
pavimento fino al soffitto. La testimonianza di ciascun testimone fu
dattilografata con una
impaginazione che cominciava dalla pagina 1, poi ridattilografata con una
impaginazione consecutiva
che giunge a molte migliaia di pagine. La prima stesura e la copia riveduta di
queste testimonianze
sono state archiviate insieme in cartelle cucite con punti metallici, su carta
fragilissima, con
cuciture metalliche arrugginite. Non c'è alcun dubbio che questo materiale, a
L'Aia, non è mai stato
letto da nessuno.
Nelle perorazioni della difesa, il materiale concernente la testimonianza dei
102 testimoni è stato
stampato in massima parte a caratteri piccoli nei volumi XXI e XXII degli atti
del processo di
Norimberga. I caratteri piccoli significano che questi passi furono cancellati
dalle perorazioni
della difesa (altrimenti, secondo l'accusa, il processo sarebbe stato troppo
lungo). Tutto questo
materiale, che ammonta a molte migliaia di pagine, è stato cancellato fino
all'ultima parola dagli
atti delle udienze pubblicati in Inghilterra. Nell'edizione americana, a pagina
594 del volume XXI,
sono scomparse 11 pagine fra i paragrafi 1 e 2. Nella versione tedesca, queste
11 pagine appaiono
alle pp. 654-664 del volume XXI. A parte ciò, sembra che le edizioni americana e
tedesca siano più o
meno complete.
Il materiale suddetto si riferisce ad esempio a questi argomenti:
Guerra totale: XIX 25 {32}
Riparazioni: XIX 224-232 {249-259}
Sindacati tedeschi: XXI 462 {512}
Gestapo e campi di concentramento: XXI 494-530 {546-594}
Putsch di Röhm: XXI 576-592 {635-651}
Notte dei cristalli: XXI 590-592 {649-651}
«Umsiedlung» (trasferimento): XXI 467-469, 599-603 {517-519, 669-674}
SD (Servizio di Sicurezza): XXII 19-35 {27-47}
Armamenti: XXII 62-64 {75-78}
Le 312.022 dichiarazioni giurate sono probabilmente conservate in qualche
archivio tedesco.
La sentenza del processo di Norimberga appare due volte, nei volumi I e XXII.
E' molto importante procurarsi i volumi tedeschi e leggere in tedesco la
sentenza nel volume XXII:
le espressioni tedesche scorrette e gli errori di traduzione degli Americani
sono stati migliorati
con note a piè di pagina. Gli errori di tal fatta nei documenti si possono
considerare come prove di
falsificazioni.
In generale, i volumi tedeschi sono preferibili ai volumi americani. In tutti
questi volumi
frequenti note a piè di pagina avvertono il lettore delle traduzioni scorrette,
dei documenti
scomparsi, e delle falsificazioni (per esempio nel vol. XX 205 dell'edizione
tedesca degli atti
delle udienze: «Questa frase non appare nel documento originale.»)
Gli atti delle udienze del processo di Norimberga in tedesco (22 volumi) sono
disponibili in
ristampa anastatica curata da Delphin Verlag München (ISBN 3.7735.2509.5); gli
atti delle udienze e
i documenti (42 volumi) sono disponibili in microfilm distribuiti dalla Oceana
Publications (Dobbs
Ferry, New York).
I DOCUMENTI
Secondo la versione corrente degli avvenimenti, gli Alleati avrebbero esaminato
100.000 documenti,
tra i quali 1.000 sarebbero stati selezionati e presentati al Tribunale. I
documenti originali
sarebbero stati depositati al Palazzo della Pace de L'Aia. Tutto ciò è alquanto
inesatto.
I documenti utilizzati come prove al processo di Norimberga erano, per la
maggior parte, «fotocopie»
di «copie». Molti di questi «documenti originali» erano scritti interamente su
carta normale da
persone sconosciute, senza alcuna intestazione stampata o contrassegno
manoscritto. Occasionalmente,
si trova una iniziale o una firma illegibile di una persona più o meno
sconosciuta che asserisce di
aver «autenticato» il documento come «copia conforme». Talvolta ci sono timbri
tedeschi, talvolta
non c'è niente. Molti documenti sarebbero stati «trovati» dai Sovietici, o
«autenticati» da
«commissioni sovietiche per i crimini di guerra».
Ad esempio, il volume XXXIII contiene 20 interrogatori o dichiarazioni giurate,
12 fotocopie, 5
copie non firmate, 5 documenti originali con firma, 4 copie di materiale
stampato, 3 copie
ciclostilate, 3 documenti telescritti, 1 copia di microfilm, 1 copia firmata da
altri e 1 non
specificata.
Il Palazzo della Pace de L'Aia possiede pochi documenti originali dell'epoca
della guerra, se mai ne
possiede qualcuno; esso ha molte dichiarazioni giurate rese nel dopoguerra, la
trascrizione delle
testimonianze rese davanti alla «commissione» del Tribunale e molto materiale
importante della
difesa; vi è inoltre conservato il «sapone umano», che non è mai stato
sottoposto ad analisi
chimica, nonché la «ricetta originale per la fabbricazione di sapone umano», che
è un falso; ma, a
quanto pare, non c'e nessun documento originale tedesco dell'epoca della guerra
o anteriore. Il
Palazzo della Pace possiede copie fotostatiche negative dei documenti
processuali su carta
fragilissima cucita con punti metallici. Per fotocopiare queste copie
fotostatiche bisogna togliere
le cuciture, poi, dopo la fotocopiatura, ricucirle con punti metallici, il che
produce ulteriori
forature. La maggior parte di questi documenti non sono stati fotocopiati con
molta frequenza.
Secondo i funzionari del Palazzo, sono rarissimi i visitatori che vogliono
vedere i documenti.
L'Archivio Nazionale di Washington afferma che i documenti originali sono a
L'Aia (vedi Telford
Taylor, Use of Captured German and Related Documents. A National Archives
Conference, National
Archives, Washington D.C.). Il Palazzo della Pace, a sua volta, dichiara che i
documenti originali
si trovano all'Archivio Nazionale di Washington.
Anche l'Archivio di Stato di Norimberga e l'Archivio Federale di Coblenza non
possiedono alcun
documento originale del processo di Norimberga; essi asseriscono entrambi che i
documenti originali
sono a Washington. Dato che i documenti originali, nella maggior parte dei casi,
non sono altro che
«copie», molto spesso non c'è nessuna prova che i documenti in questione siano
mai esistiti.
Il procuratore Robert Jackson iniziò il processo in modo impareggiabile, citando
molti documenti
falsificati o comunque senza valore, fra i tanti: PS-1947; PS-1721; PS-1014;
PS-81; PS-212 (II,
120-142 {141-168}).
Il documento PS-1947 vorrebbe essere la «copia» di una «traduzione» di una
«lettera» del generale
Fritsch alla baronessa von Schutzbar-Milchling. Successivamente, la baronessa
firmò una
dichiarazione giurata nella quale affermò di non aver mai ricevuto la lettera in
questione (XXI 381
{420-421).
Questa lettera fu riconosciuta falsa dal Tribunale durante il processo e non è
inclusa nel volume
dei documenti in cui dovrebbe apparire (vol. XXVIII 44).
Tuttavia, Jackson non fu ammonito dal Tribunale (XXI 380 {420}).
A quanto pare, gli zelanti Americani hanno falsificato 15 «traduzioni» di tali
«lettere», dopo di
che i «documenti originali» sarebbero tutti scomparsi misteriosamente (Telford
Taylor, Use of
Captured German and Related Documents).
Il documento PS-1721 è una falsificazione nella quale un soldato delle SA scrive
a sé stesso un
«rapporto» sul modo in cui avrebbe eseguito un ordine che è citato testualmente
nel «rapporto»
stesso. Le notazioni manoscritte alle pagine 2 e 3 sono falsificazioni evidenti
delle notazioni a
pagina 1 (XXI 137-141 {157-161}; 195-198 {219-224} 425 {470}; XXII 147-150,
148-150 {169-172}. Vedi
anche: Testimony Before the Commission, Fuss, 25 Aprile 1946 e Lucke, 7 Maggio
1946. L'Archivio
Nazionale di Washington possiede una «copia fotostatica positiva» del PS-1721,
mentre il Palazzo
della Pace de L'Aia ne possiede una «negativa». Il «documento originale» è una
«fotocopia» (XXVII
485).
Il documento PS-1014 è un «discorso di Hitler» scritto da uno sconosciuto su
carta non intestata,
senza firma né timbro. Il documento è intitolato «Secondo discorso», sebbene sia
noto che Hitler in
tale data fece un solo discorso. Ci sono 4 versioni di questo discorso; 3 delle
quali sono
falsificazioni: PS-1014, PS-798, L-3. Esiste anche una versione autentica, Ra-27
(XVII 406-408
{445-447; XVIII 390-402 {426-439}.
La terza falsificazione, il documento L-3, reca il timbro di un laboratorio
«FBI»; esso non fu
accettato dal Tribunale come prova (II 286 {320-321}), ma 250 copie di tale
documento furono
distribuite ai giornalisti come se fosse stato autentico (II 286-293 {320-328}).
Questo documento viene citato da A.J.P. Taylor a pagina 254 del suo libro The
Origins of the Second
World War, (Fawcett Paperbacks, 2nd edition, with Answer to his Critics), che
indica come fonte
«German Foreign Policy, Series D vii, n. 192 e 193».
Il documento L-3 è all'origine di molte citazioni attribuite a Hitler, in
particolare le seguenti:
«Chi si ricorda oggi della sorte degli Armeni?», e «I nostri nemici sono dei
vermi insignificanti.
Li ho visti a Monaco.» Secondo questo documento, «Hitler» si paragona a Genghis
Khan ed esprime
l'intenzione di sterminare i Polacchi e di dare a Chamberlain un calcio al basso
ventre davanti ai
fotografi. Sembra che il documento sia stato scritto con la stessa macchina da
scrivere di molti
altri documenti di Norimberga, incluse le altre due versioni dello stesso
discorso. Questa macchina
da scrivere era probabilmente una Martin delle «Triumph-Adler-Werke» di
Norimberga.
Il documento PS-81 è una «copia conforme» di una «lettera non firmata», scritta
su carta normale da
uno sconosciuto. Se il documento è autentico, si tratta di una minuta di una
lettera che non fu mai
spedita. Questo documento viene invariabilmente definito una «lettera di
Rosenberg», la qual cosa fu
da lui negata (XI 510-511 {560-561}). Il documento è privo di firma, di sigla,
dello spazio bianco
per il numero di registrazione (un contrassegno burocratico) e non fu trovato
fra i documenti del
destinatario (XVII 612 {664}). Il PS-81 è una «fotocopia» presentata dai
Sovietici con il numero
URSS-353, XXV 156-161).
Il documento PS-212 fu scritto anch'esso da uno sconosciuto, interamente su
carta normale, senza
alcuna intestazione, annotazione manoscritta, senza data, firma, e senza timbro
(III 540 {602}, XXV
302-306; vedi anche le fotocopie delle copie fotostatiche negative del Palazzo
della Pace de L'Aia).
Tutto ciò è tipico. Il documento PS-386, il «protocollo di Hossbach», un preteso
«discorso di
Hitler» del 5 novembre 1938, è una «fotocopia conforme» di una «copia conforme
su microfilm» di una
«copia conforme» ridattilografata da un americano, di una «copia conforme»
ridattilografata da un
tedesco, di «note manoscritte di Hossbach», mai aprovate da Hitler, di un
«discorso di Hitler»,
scritte a memoria da Hossbach 5 giorni dopo. Questo non è uno dei documenti
peggiori, ma dei
migliori, perché sappiamo chi ha redatto una delle «copie». Il testo del
documento PS-386 è stato
«manipolato» (XLII 228-230).
Dunque, il «processo sulla base di documenti» funziona così: A, uno sconosciuto,
ascolta delle
presunte «dichiarazioni verbali» fatte da B; A prende appunti o redige un
«documento» sulla base di
queste presunte dichiarazioni verbali. Il documento viene poi presentato come
«prova» non contro A,
che ha fatto la copia, ma contro B, C, D, E, e una serie di altre persone,
sebbene non ci sia niente
per collegarle con il documento o con le presunte dichiarazioni. Poi si dichiara
con disinvoltura,
che «B disse», «C fece», o che «D e E sapevano». Tale procedura costituisce una
violazione delle
regole della produzione delle prove di tutti i paesi civili. I documenti non
sono neppure
identificati dai testimoni.
A Norimberga la falsificazione di documenti originali fu praticata raramente,
perché i «documenti»
non venivano portati alle udienze. Il «documento originale», cioè, la «copia non
firmata» originale,
veniva conservata in una cassaforte nel «Document Centre» (II 195 {224}, 256-258
{289-292}).
Al Tribunale venivano presentate 2 (V 21 {29}) o 6 «fotocopie» della «copia» (II
251-253 {284-286}).
Tutte le altre «copie» venivano ciclostilate utilizzando una matrice di
ciclostile (IX 504
{558-559}).
Negli atti delle udienze, il termine «originale» viene usato nel senso di
«fotocopia» (II 249-250
{283-284}; XIII 200 {223}, 508 {560}, 519 {573}, XV 43 {53}, 169 {189}, 171
{191}, 327 {359}) per
distinguere le «fotocopie» dalle «copie ciclostilate» (IV 245-246 {273-274}).
Fin dall'inizio del processo furono disponibili «traduzioni» di tutti i
documenti (II 159-160
{187-189}, 191 {219-220}, 195 {224}, 215 {245}, 249-250 {282-283}, 277 {312},
415 {458}, 437
482-483}), ma i presunti «testi originali» in tedesco non furono disponibili per
almeno 2 mesi. Ciò
vale non soltanto per i memoriali, gli atti d'accusa, le informazioni, ecc. del
Tribunale stesso, ma
per TUTTI I DOCUMENTI. Alla difesa non fu fornito alcun documento in tedesco
prima del 9 Gennaio
1946, se non più tardi (V 22-26 {31-35}).
Fra i documenti che sembrano essere stati scritti con la stessa macchina da
scrivere c'è anche il
documento PS-3803, una «lettera» dell'imputato Kaltenbrunner al Sindaco di
Vienna e la «lettera» di
accompagnamento del Sindaco stesso alla «lettera di Kaltenbrunner» da lui
inviata al Tribunale (XI
345-348 {381-385}). La «lettera» di Kaltenbrunner contiene un termine geografico
falso (XIV 416
{458}).
Ammiraglio KARL DÖNITZ
Dönitz fu condannato per «guerra sottomarina illegale» contro gli Inglesi. Nel
diritto
internazionale, tutto è basato sulla reciprocità e sulle convenzioni
internazionali, che possono
essere imposte soltanto con la reciprocità. In guerra, la migliore difesa contro
un' arma è una
forte controffensiva con la stessa arma. Gli Inglesi, grazie alla loro
supremazia sul mare,
combatterono le due guerre mondiali mediante blocco navale e il cosidetto
sistema «Navicert». Tutte
le navi neutrali venivano fermate con la forza in mare aperto e costrette ad
entrare in porti
britannici, dove erano ispezionate secondo formule complesse: se un paese
neutrale importava più
cibo, lana, cuoio, gomma, cotone, fertilizzante, ecc. della quantità ritenuta
necessaria dagli
Inglesi al suo consumo, si presumeva che la differenza fosse destinata alla
rispedizione ai
Tedeschi. Risultato: la nave e l'intero carico venivano confiscati e venduti
all'asta, il che
violava anche le clausole di tutti i contratti assicurativi marittimi
britannici.
Negli anni 1918-19, il blocco fu mantenuto per otto mesi dopo la fine della
guerra per costringere
la Germania a ratificare il Trattato di Versailles, la qual cosa era una chiara
violazione delle
clausole dell'armistizio e di tutto il diritto internazionale. Mentre i politici
temporeggiavano,
centinaia di migliaia di Tedeschi morivano di fame. Hitler definì questo fatto
«la più grande
violazione di patti di tutti i tempi». Gli Inglesi sostennero che il blocco era
legale, ma che era
stato applicato in modo illegale (Encyclopaedia Britannica, ed. 1911. voce
«Neutrality»; ed. 1922,
voce «Blockade» e «Peace Conference»).
I neutrali, inclusi gli Stati Uniti, si lamentarono di questa violazione della
loro neutralità, ma
vi si assoggettarono ugualmente, in violazione della loro neutralità. Una
nazione che permette la
violazione della propria neutralità può essere considerata belligerante.
La quinta convenzione de L'Aia del 18 Ottobre 1907 sui diritti dei neutrali non
fu mai ratificata
dagli Inglesi, ma le sue condizioni furono considerate obbligatorie per i
Giapponesi e i Tedeschi
nonostante una clausola di piena partecipazione; ciò significa che il trattato
diventava nullo se un
non firmatario partecipava al conflitto.
Nel 1939, i Tedeschi avevano soltanto 26 sommergibili adatti al servizio
antlantico, la quinta parte
della sola flotta sottomarina francese. Inoltre, i sommergibili tedeschi erano
molto più piccoli di
quelli di altre nazioni. Un controblocco contro l'Inghilterra era possibile
soltanto diffidando i
neutrali dal navigare nelle acque territoriali britanniche. Per gli Inglesi,
questo era un
«crimine».
Di questi 26 sommergibili, molti avevano bisogno di riparazioni continue, sicché
ci furono mesi nei
quali soltanto 2 o 3 erano in grado di navigare. E'ovvio che i sommergibili non
possono eseguire le
operazioni di arresto e di perquisizione come una nave di superficie. Un
sommergibile, una volta
emerso, è quasi completamente senza difesa contro la più piccola arma di un nave
commerciale, per
non parlare di radio, radar e aereoplani.
A Norimberga gli Inglesi pretesero che i Tedeschi avrebbero dovuto emergere,
notificare alla nave la
loro intenzione di perquisirla, attendere che la nave cominciasse le ostilità,
indi affondarla,
presumibilmente con le sole armi del ponte, poi prendere tutte le decine o le
centinaia di
superstiti a bordo del sommergibile (dove sarebbero stati molto più in pericolo
che in un canotto di
salvataggio) e infine trasportarli tutti a terra nel luogo più vicino. Ma se
fossero arrivati aerei
britannici e avessero affondato il sommergibile, uccidendo tutti i superstiti
che erano stati presi
a bordo, questi sarebbero stati considerati «assassinati dai Tedeschi».
Nessuna convenzione internazionale esige una tale procedura e nessun paese ha
mai combattuto in
questo modo. Poiché il salvataggio dei superstiti rappresentava un pericolo per
il sommergibile e
molto spesso aveva come conseguenza la perdita del sommergibile stesso e del suo
equipaggio, Dönitz
proibì qualunque atto di salvataggio. Ciò fu definito dagli Inglesi «un ordine
di uccidere tutti i
superstiti». Ma questa accusa non fu confermata nella sentenza.
Dönitz fu accusato anche di avere incoraggiato il popolo tedesco alla resistenza
disperata, un
crimine commesso anche da Winston Churchill. Dönitz replicò: «Era molto doloroso
per noi che le
nostre città fossero bombardate fino alla distruzione e che, a causa di questi
attacchi continui, si
perdessero molte vite. Queste perdite ammontano a circa 300.000-400.000 vittime,
la maggior parte
delle quali si ebbero nell'attacco alla città di Dresda, che non era
giustificato dal punto di vista
militare e perciò non poteva essere previsto.
Tuttavia questa cifra è piccola a paragone dei milioni di soldati e civili che
avremmo perso all'Est
se ci fossimo arresi durante l'inverno» (XIII 247-406 {274-449; XVIII 312-372
{342-406}).
HANS FRANK
foto Frank Hans
Frank fu accusato di aver fatto centinaia di dichiarazioni antisemitiche nel suo
cosiddetto
«diario», un documento di 12.000 pagine. Il «diario» contiene soltanto una sola
pagina firmata da
Frank, e centinaia di dichiarazioni umanitarie, che furono ignorate (XII 115-156
{129-173}). Le
dichiarazioni antisemitiche furono selezionate e stampate dai Sovietici in un
documento molto breve,
il PS-2233, che fu presentato al Tribunale e fu chiamato il «diario di Frank».
Il vero «diario» di 12.000 pagine consta di sommari (non di trascrizioni
letterali o resoconti
stenografici) di conferenze nelle quali molto spesso cinque o sei persone
parlavano tutte insieme
nello stesso tempo in circonstanze di grande confusione; non è chiaro a chi
alcune dichiarazioni
debbano essere attribuite (XII 86 {97-98}).
Frank aveva consegnato il suo «diario» agli Americani credendo che lo avrebbe
discolpato: egli aveva
protestato contro le illegalità di Hitler in discorsi pubblici a suo grande
rischio e aveva tentato
di dimettersi 14 volte (XII 2-114 {8-128}; XVIII 129-163 {144-181}).
Frank si convinse della realtà delle atrocità tedesche dopo aver letto alcuni
articoli sul processo
sovietico di Majdanek «nella stampa straniera» (XII 35 {43}). Auschwitz non era
situato nel
territorio sotto il controllo di Frank.
Frank considerava sua missione la creazione di una magistratura indipendente in
uno stato
nazionalsocialista, una missione che si rivelò impossibile. In un discorso di 19
Novembre 1941, egli
disse: «La legge non può essere degradata fino a diventare un oggetto di
commercio. La legge non può
essere venduta. O esiste o non esiste. La legge non può essere commercializzata
in Borsa. Se la
legge non trova nessun aiuto, lo Stato perde il suo sostegno morale e decade
nelle profondità della
notte e del terrore.»
Le illegalità di Hitler non giunsero mai alla promulgazione di una legge ex-post
facto; in tre casi,
le punizioni furono aumentate retroattivamente (XVII 504 {547}).
L'imputazione di «saccheggio di tesori d'arte» mossa a Frank sarà discussa nel
paragrafo dedicato a
Rosenberg.
WILHELM FRICK
Frick
Frick fu impiccato per la «germanizzazione» degli abitanti di Posen, di Danzica,
della Prussia
occidentale, di Eupen, di Malmedy, del territorio dei Sudeti, del territorio di
Memel e
dell'Austria. A eccezione dell' Austria, tutte queste regioni erano state in
precedenza parti
dell'impero prussiano, ma erano state tolte alla Germania dal Trattato di
Versailles. La regione di
Malmedy è francofona; tutte le altre sono germanofone. L'Austria non era
riuscita a sopravvivere
come unità economica indipendente dopo il 1919, e aveva chiesto di essere unita
alla Germania per
mezzo di un plebescito. I vincitori democratici risposero con la minaccia di
bloccare ogni
importazione di viveri (XVIII 55 {66}, XIX 360 {397}).
Un altro presunto crimine imputato a Frick, secondo il «rapporto» di una «commissione
per i crimini
di guerra» cecoslovacca, fu l'uccisione di 275.000 malati di mente.
A Frick, come a Göring, fu attribuita la responsabilità dell'esistenza dei campi
di concentramento.
Nella sua difesa, si fece rilevare che l'»arresto preventivo» era anteriore
all'assunzione del
potere da parte dei nazionalsocialisti, sia in Germania sia in Austria, dove si
chiamava
«Anhaltehaft», e fu utilizzato per imprigionare migliaia di nazionalsocialisti
(XXI 518-521
{572-576). L' «arresto preventivo» esiste tuttora in Germania, dove si chiama
«U-haft».
Nella sentenza di uno dei più importanti processi per crimini di guerra
celebrati a Dachau (Trial of
Martin Gottfried Weiss and Thirty Nine Others, Law Reports of Trials of War
Criminals, pubblicato
dalle Nazioni Unite, vol. XI, p. 15), appare la frase seguente:
«Nel caso del campo di concentramento di Mauthausen... le circonstanze
fondamentali erano identiche
-- sebbene il numero delle vittime fosse molto più elevato, a causa degli
stermini in massa in una
camera a gas -- »
Questa è forse una ammissione del fatto che a Dachau non esisteva alcuna camera
a gas? Secondo i Law
Reports of Trials of War Criminals, nessuno dei processi celebrati a Dachau ha
mai «dimostrato»
l'esistenza di una camera a gas a Dachau.
Al processo di Norimberga, una «copia conforme» della sentenza del «Trial of
Martin Gottfried Weiss
and Thirty Nine Others» con questa frase soppressa fu presentata al Tribunale
come documento PS-3590
(V 199 {228}), insieme con altri tre documenti che asserivano stermini mediante
gas a Dachau
(documento 3249-PS; V 172-173 {198}, XXXII 60; documento PS-2430, XXX 470;
documento L-159, XXXVII
621).
Frick fu accusato dal firmatario della dichiarazione giurata concernente gli «stermini
in massa
mediante camera a gas a Dachau» (documento PS-3249, redatto dal tenemte
colonnello Daniel L.
Margolies, coinvolto anche nella falsificazione di tre discorsi di Hitler XIV 65
{77} e firmato dal
dott. Franz Blaha) di aver visitato Dachau. Frick respinse quest'accusa e chiese
di salire sul banco
dei testimoni per deporre in propria difesa in presenza di Blaha.
Questa richiesta fu rifiutata. A quanto pare, Frick si rassegnò: non testimoniò
mai. La perorazione
del suo avvocato difensore appare nel vol. XVIII pp. 164-189 {182-211}.
Il firmatario, il dott. Franz Blaha, un comunista, fu presidente
dell'Associazione internazionale di
Dachau nel 1961, pur avendo asserito di aver visto stermini in massa in una
camera a gas e di aver
fabbricato calzoni e altri articoli con pelle umana.
Il processo contro Martin Gottfried Weiss è disponibile in 6 bobine di microfilm
(M1174)
all'Archivio Nazionale di Washington, D.C. Gli elementi di prova preliminari
relativi a una «camera
a gas a Dachau» (rapporto, progetto, cipolla di doccia, {bobina 1}), non furono
mai presentati
davanti al tribunale di Dachau e sono scomparsi dagli elementi di prova
processuali finali (bobina
4). La trascrizione delle udienze (bobine 2 e 3) non accenna mimimamente ad
alcuna camera a gas a
Dachau, ad eccezione di qualche frase della testimonianza del dott. Blaha
(volume 1, pp. 166, 169).
La pretesa «pelle umana» proveniva dai topi (volume 4, pp. 450, 462, 464).
HANS FRITZSCHE
foto Fritzche...
Fritzsche si convinse, grazie ad una lettera che aveva ricevuto, del fatto che
in Russia venivano
commesse delle atrocità, e cercò di verificarlo, ma non riuscì a trovare alcuna
prova (XVII 172-175
{191-195}).
Fritzsche è un testimone importante, perché nel suo caso si ammise che la stampa
straniera faceva
circolare numerose false notizie relative alla Germania (XVII 175-176 {194-196};
vedi anche XVII
22-24 {30-33}). Tuttavia questi stessi articoli di stampa e rapporti della radio
costituivano quei
«fatti generalmente noti» che non era necessario dimostrare (articolo 21 delle
regole di prova, I 15
{16}, II 246 {279}).
Nella difesa di Fritzsche si accennò al fatto che non esisteva nessuna
convenzione internazionale
che regolasse la propaganda o le storie di atrocità, vere o false che fossero, e
che solo la legge
di un solo paese (la Svizzera) proibiva di insultare i capi di Stato stranieri.
Il fatto che
Fritzsche non fosse colpevole di alcun crimine a Norimberga fu del tutto
irrilevante, perché si
ritenne indesiderabile celebrare un «processo» nel quale tutti gli imputati
fossero dichiarati
colpevoli. Nella contrattazione che precedette il giudizio finale, si decise che
Fritzsche poteva
essere assolto (XVII 135-261 {152-286; XIX 312-352 {345-388}).
WALTER FUNK
Funk era un pianista classico di famiglia molto rispettata, sposato da 25 anni
all'epoca del
processo ed ex redattore finanziario. Come la maggior parte degli imputati, Funk
fu accusato di
avere commesso «azioni immorali» che dimostravano la sua «partecipazione
volontaria al progetto
comune», come aver accettato regali da Hitler il giorno del suo compleanno -- ma
è evidente che
azioni di tal fatta non sono illegali.
Funk asserì che gli Inglesi e i Polacchi avevano cospirato per provocare la
guerra con la Germania,
credendo che i generali avrebbero rovesciato Hitler (XIII 111-112 {125-126}).
Funk fu accusato di avere cooperato con le SS all'uccisione dei prigionieri dei
campi di
concentramento per finanziare la produzione industriale durante la guerra
coll'estrazione dei loro
denti d'oro. I denti sarebbero stati conservati in una cassaforte della
Reichsbank, insieme con
corredi da barba, penne stilografiche, grandi sveglie e altra roba vecchia più o
meno senza valore.
La testimonianza di Rudolf Höss, secondo la quale i denti d'oro sarebbero stati
fusi ad Auschwitz
(XI 417 {460}), fu dimenticata.
Frank testimoniò che le quantità e i tipi di bottino erano «assurdi» e rilevò
che le SS fungevano
anche da polizia doganale, facendo rispettare le disposizioni relative al
controllo del cambio, le
quali proibivano, tra l'altro, qualunque forma di proprietà di oro, argento,
monete o biglietti di
banca stranieri. Era del tutto normale che le SS, come istituzione governativa,
possedessero dei
conti finanziari, e che questi conti contenessero anche oggetti di valore. Anche
il popolo tedesco
conservava i suoi oggetti di valore nelle casseforti della Reichsbank, alle
quali essa non aveva
accesso, perché si trattava di depositi di sicurezza privati.
Coll'intensificarsi dei bombardamenti, alle camere di sicurezza della banca
furono affidati da
cittadini privati tedeschi sempre più oggetti di valore. Alla fine, dopo un
attacco che provocò seri
danni alla banca, gli oggetti furono ritirati e depositati in una miniera di
potassio in Turingia.
Lì gli oggetti furono trovati dagli Americani, che falsificarono un film
riguardo ad essi.
Funk e il suo avvocato dimostrarono la falsità del film escutendo un testimone
ostile nella
deposizione e nel controinterrogatorio forse più astuti di tutto il processo
(XIII 169 {189-190},
203-204 {227-228, 562-576 {619-636}; XXI 233-245 {262-275}).
Presto fu demolita anche l'assurda dichiarazione giurata di Oswald Pohl (documento
PS-4045), nella
quale Funk fu accusato di avere discusso ad un pranzo, alla presenza di decine
di invitati, perfino
dei camerieri, dell'utilizzazione dei denti d' oro degli Ebrei massacrati per
finanziare lo sforzo
bellico (XVIII 220-263 {245-291}). Questa dichiarazione giurata fu redatta in
tedesco e firmata da
Robert Kempner come testimone. Pohl fu in seguito condannato per avere «ucciso
Ebrei tramite vapore»
in 10 «camere a vapore» a Treblinka, e di aver fatto zerbini con i loro capelli
(NMT, processo di
Oswald Pohl, IV, 1119-1152). A Norimberga Funk, al pari di altri coimputati,
credeva che fossero
stati commessi dei crimini, ma sosteneva di non saperne niente personalmente.
Tuttavia il fatto che
egli credesse alla realtà dei crimini non dimostra che questi crimini fossero
reali.
KURT GERSTEIN
Kurt Gerstein viene citato molto spesso come «testimone» dell'olocausto, ma ciò
non è esatto. Per
«testimone» si intende normalmente qualcuno che abbia visto qualcosa e che
appaia in tribunale per
testimoniare sulla sua conoscenza personale, ma Gerstein non lo fece mai. Egli
fu un firmatario non
giurato, cioè il suo nome e cognome appare alla fine di una deposizione scritta
a macchina in
francese che non si sa se sia stata scritta da lui (documento PS-1553, rifiutato
come prova al
processo di Norimberga)
Questo documento, una delle sei versioni esistenti, venne rispinto al processo
di Norimberga per
motivi prettamente technici, in quanto un certo giuramento non venne prestato in
modo appropriato
(VI 333-334 {371-372}, 362-363 {398-399}).
Una delle storie che circolano su Gerstein riferisce che egli avrebbe scritto la
deposizione nella
prigione parigina di Cherche-Midi e che subito dopo si sarebbe suicidato. Il
cadavere sarebbe
scomparso misteriosamente e senza traccia.
E' molto più probabile che la deposizione sia stata scritta in francese da un
interrogatore-interprete ebreo-tedesco, e che alcune delle contraddizioni
contenute nel testo (per
esempio, l'inverno nel mese di agosto, o lo stare in macchina in una frase e in
treno nella frase
seguente) siano dovute a una trascrizione difettosa in forma di deposizione
degli appunti
dell'interrogatorio. Nei processi minori per crimini di guerra e in quelli
giapponesi, tali
dichiarazioni non giurate sono molto frequenti, secondo la teoria che esse hanno
un «valore
probante», ma meno «peso» delle dichiarazioni giurate. E'anche possibile che
Gerstein sia morto a
causa delle ferite che gli furono inflitte nel corso degli interrogatori; forse
si impiccò con il
nastro della macchina da scrivere.
Più tardi, questo documento fu citato per esteso al processo di Oswald Pohl, nel
quale fu
«dimostrato» che Treblinka, nello stesso campo e nello stesso tempo, aveva
posseduto 10 «camere a
gas» (1553-PS) e 10 «camere a vapore» (3311-PS).
G. M. GILBERT
Uno dei resoconti più noti riguardo al comportamento e alla psicologia degli
imputati al processo di
Norimberga è quello dello psicologo di origine tedesca G. M. Gilbert nel suo
libro Nuremberg Diary.
Molto di questo materiale consiste in «conversazioni» tenute dagli imputati o
altre persone sia con
Gilbert sia fra di loro stessi (!). Gilbert avrebbe poi scritto tutto a memoria.
Tuttavia il
confronto tra queste presunte «conversazioni» e gli atti delle udienze mostra
chiaramente che gli
imputati non parlavano nello stile attribuito loro da Gilbert. Egli non prendeva
appunti e nessun
altro era presente.
Coloro i quali credono che i documenti PS-1014, PS-798 e L-3 siano dei «discorsi
di Hitler», almeno
in confronto con il documento Ra-27, possono continuare a credere che il libro
di Gilbert riporti le
«dichiarazioni fatte dagli imputati al processo di Norimberga». Naturalmente,
non è escluso che essi
possano aver fatto delle dichiarazioni simili a quelle pretesamente «ricordate»
da Gilbert.
Gilbert credeva che gli imputati avessero gasato milioni di Ebrei; se essi non
si sentivano
colpevoli, ciò dimostrava che erano «schizoidi». E'ovvio che tale convinzione da
parte di Gilbert
influenzava in una certa misura le sue percezioni e la sua memoria, anche se
riferiva ciò che
ricordava come verità. Se mentiva, non era l'unico «Americano» a Norimberga che
lo faceva. Telford
Taylor, per esempio, era incapace di ripetere fedelmente la dichiarazione più
semplice (confronta le
dichiarazioni del generale Manstein nel vol. XX 626 {681-682}, con la
«citazione» fattane da Taylor
nel vol. XXII 276 {315}).
La migliore prova della disonestà di Gilbert è l'annotazione del 14 Dicembre
1945 che appare a p.
69: «Il maggiore Walsh continuò a leggere delle prove documentarie sullo
sterminio degli Ebrei a
Treblinka e ad Auschwitz. Un documento polacco dichiara: 'Tutte le vittime si
dovevano togliere i
vestiti e le scarpe, che poi venivano raccolti; indi tutte le vittime, per primi
le donne e i
bambini, venivano spinti nelle camere della morte... i bambini piccoli venivano
semplicemente
gettati dentro» (p. 69, prima edizione).
Queste «prove documentarie» sono semplicemente un «rapporto sui crimini di
guerra» comunista, e le
«camere della morte», naturalmente, sono delle «camere a vapore» (III 567-568
{632-633}).
HERMANN GÖRING
FOTO GOERING....
Göring fu accusato di aver creato il sistema dei campi di concentramento e di
aver ordito una
«guerra di aggressione» contro la Polonia. La sua linea difensiva fu che la
Germania era uno Stato
sovrano, riconosciuto da tutti i governi del mondo (XXI 580-581 {638-639}); che
Hitler era stato
eletto legalmente; che qualsiasi nazione ha il diritto di legiferare e di
organizzare i suoi affari
come meglio crede; che il generale von Schleicher aveva tentato di assumere
illegalmente il potere,
in violazione della costituzione, senza l'appoggio dei nazionalsocialisti; che
la Germania nel 1933
era sull'orlo della guerra civile; che i campi di concentramento furono
inventati dagli Inglesi
durante la guerra dei Boeri; e che l'internamento degli stranieri e dei nemici
politici era stato
praticato anche dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti durante seconda guerra
mondiale.
(I campi di concentramento non furono inventati dagli Inglesi, ma dai
rivoluzionari francesi per
imprigionare i contadini monarchici ribelli della Vandea; si tratta dunque di
una istituzione di
alta stirpe «democratica»).
L'ordine di creare i campi era incontestabilmente legale: esso era fondato su
una disposizione
d'urgenza della costituzione di Weimar e fu firmato da Hindenburg (decreto del
Presidente del Reich
dal 28 Febbraio 1933) in base all'articolo 48, comma 2, della costituzione di
Weimar (XVII 535
{581}, XIX 357 {394}).
Secondo un documento presentato dall'accusa R-129 (III 506-507 {565-566}), nel
1939, in tutti i
campi di concentramento tedeschi, vi erano complessivamente 21.400 prigionieri;
nello stesso
periodo, nelle prigioni normali erano detenute 300.000 persone (XVII 535-536
{581-582, XX 159
{178}).
Un anno dopo la fine della guerra, 300.000 Tedeschi erano ancora detenuti nei
campi d'internamento
alleati in base alle clausole di «detenzione automatica» delle convenzioni
alleate (per esempio, il
punto B-5 dell'accordo comune di Potsdam) (XVIII 52 {62}).
La maggior parte dei prigionieri dei campi di concentramento tedeschi erano
comunisti o criminali
comuni (XVII 535-536 {581-582}, XXI 516-521 {570-576}, 607-614 {677-685}).
Durante la guerra, a causa del blocco alleato, il sistema dei campi di
concentramento fu esteso per
utilizzare la mano d' opera di cittadini di paesi nemici, criminali, testimoni
di Geova e comunisti.
Si rilevò che anche l'America aveva imprigionato 11.000 testimoni di Geova (XI
513 {563}).
La Gran Bretagna aveva fatto le due guerre in dispregio del diritto
internazionale, riducendo la
Germania e tutti i territori occupati alla fame per mezzo del blocco navale
(XIII 445-450 {492-497};
XVIII 334-335 {365-367}). Proprio ciò aveva reso necessaria l'introduzione di
requisizioni e del
lavoro obbligatorio nei territori occupati, che era legale anche secondo
l'articolo 52 della quarta
convenzione de L'Aia sulla guerra terrestre del 18 Ottobre 1907;ciò rese le
popolazioni dei
territori occupati felici di poter lavorare in Germania e inviare i loro salari
alle famiglie (fra 2
e 3 miliardi di marchi durante la guerra).
Gli «schiavi» pagavano tasse tedesche sui loro salari ed erano puniti con multe,
che non potevano
superare il salario di una settimana (V 509 {571}). In caso di gravi infrazioni
disciplinari,
potevano essere inviati in un campo di lavoro (ma non in un campo di
concentramento) per un periodo
che non poteva superare i 56 giorni (XXI 521 {575-576}). Era severamente
proibito picchiarli o
maltrattarli.
I prigionieri di guerra potevano essere rilasciati dai campi di concentramento
offrendosi come
lavoratori volontari per l'industria; in questo caso, erano trattati come
qualunque altro lavoratore
industriale (XVIII 496-498 {542-544}), ma perdevano la protezione garantita ai
prigionieri di guerra
dalla convenzione di Ginevra. Tuttavia essi non potevano essere costretti a
lavorare nell'industria.
Il regime di Vichy in Francia ottenne la liberazione e il rimpatrio immediato di
1 prigionero di
guerra per ogni 3 lavoratori inviati in Germania per lavorare con un contratto
per un periodo di sei
mesi (XVIII 497 {543}). Non era possibile violare la convenzione di Ginevra sui
prigionieri di
guerra costringendo i prigioneri di nazionalità francese, belga o olandese a
partecipare alle
ostilità contro i loro paesi, perché i loro paesi non combattevano più (XVIII
472-473 {516}).
Per quanto riguarda l' attacco contro la Polonia, la crisi polacca esisteva già
più di un anno prima
del patto Molotov-Ribbentrop e dell'attacco tedesco e sovietico. In tutto questo
periodo, i Polacchi
non fecero mai appello a una procedura imparziale di arbitrato internazionale,
né alla Società delle
Nazioni, perché non desideravano una soluzione giusta. Essi erano contenti di
poter continuare a
violare i loro accordi internazionali con l'espulsione di cittadini polacchi di
origine tedesca,
nonché di centinaia di migliaia di Ebrei (XVI 275 {304}).
Secondo molti imputati e testimoni della difesa, l'influenza degli Ebrei
polacchi sulla Germania era
stata la causa immediata dell' antisemitismo tedesco (XXI 134-135 {155}; XXII
148 {169}). Gli Ebrei
polacchi erano stati implicati in numerosi scandali finanziari e progetti
truffaldini, come l'affare
Barmat-Kutiska (XXI 569 {627}).
Riguardo alla «cospirazione per fare la guerra in violazione del diritto
internazionale», furono gli
Inglesi ad agire così con i loro bombardamenti in massa delle città. I soldati
tedeschi andavano in
battaglia con istruzioni dettagliate, secondo le quali i beni privati dovevano
essere rispettati, i
prigionieri essere trattatti con umanità, le donne con rispetto, ecc. (IX 57-58
{68-69}, 86
{100-101}, XVII 516 {560}).
Le forze armate tedesche celebrarono molti processi con frequenti condanne a
morte contro propri
membri accusati di stupro o di saccheggio, anche se il valore degli oggetti
rubati era
insignificante (XVIII 368 {401-402}, XXI 390 {431}, XXII 78 {92}).
Secondo la convenzione de L'Aia, la requisizione della proprietà di un governo
era legale. L'Unione
Sovietica non aveva sottoscritto questa convenzione. Comunque nei paesi
comunisti non c'era
proprietà privata. Göring disse che era stato in Russia e che il popolo russo
non aveva nulla che
potesse essere rubato (IX 349-351 {390-393}).
Inoltre gli Alleati allora stavano facendo tutto ciò che rimproveravano ai
Tedeschi (XXI 526 {581};
XXII 366-367 {418-420}).
Göring demolì l'accusa relativa agli «esperimenti medici in camere a pressione»,
dicendo che ogni
aviatore doveva provare le sue reazioni alle alte quote; non c'era niente di
sinistro in una
cosiddetta «camera a pressione» (XXI 304-310 {337-344}). Gli Americani
conducevano esperimenti
medici mortali anche durante lo stesso processo di Norimberga (XIX 90-92
{102-104}; vedi anche XXI
356, 370 {393, 409}).
Il Tribunale asserì, non senza ironia, che la «guerra difensiva» comportava un
attacco preventivo
(XXII 448 {508}), oppure un attacco per proteggere i cittadini di un paese
straniero dal loro stesso
governo (XIX 472 {527}; XXII 37 {49}), ma ciò non valeva per i Tedeschi (X 456
{513}). Le obiezioni
secondo le quali i Tedeschi avevano fatto proprio questo principio furono
ignorate.
I Sovietici avevano concentrato 10.000 carri armati e 150 divisioni lungo la
frontiera orientale
della Polonia, aumentando il numero degli aereoporti nella loro zona di
occupazione polacca da 20 a
100. Poi furono trovate carte geografiche dettagliate che non potevano servire
per scopi puramente
difensivi. Da parte tedesca si riteneva che attendere un attacco sovietico
contro le zone
petrolifere della Romania o quelle carbonifere della Slesia sarebbe stato un
suicidio (XIX 13-16
{20-23}, XX 578 {630-631}; XXII 71 {85}).
Sembra molto improbabile che delle nazioni con enormi imperi coloniali (la Gran
Bretagna, la
Francia) o che rivendicavano la sovranità su interi emisferi (gli Stati Uniti)
potessero accordarsi
su una definizione di «guerra aggressiva» che fosse attuabile nella pratica.
Nella sentenza di
Norimberga si ammise che i termini «difesa», «aggressione» e «cospirazione» non
erano stati mai
definiti (XXII 464, 467 {527, 531}). Sembra che la «guerra difensiva» non sia
altro che il «bellum
justum» medievale riciclato in un gergo liberale (IX 236-691 {268-782}; XVII
516-550 {560-597}; XXI
302-317 {335-351}).
RUDOLF HESS
foto HESS...
Secondo la relazione di Robert H. Jackson (citata dal giudice Bert. A. Röling
del Tribunale di
Tokio, vedi A Treatise on International Criminal Law, edited by M. Cherif
Bassiouni and Ved F.
Nanda, Chas Thomas Publishers, vol. 1, pp. 590-608), a Norimberga gli Inglesi, i
Francesi e i
Sovietici non avevano nessuna voglia, per ovvie ragioni, di accusare i Tedeschi
del crimine di
«guerra di aggressione». Quest' accusa fu inventata dagli Americani con un solo
scopo, esplicito e
confessato: giustificare le loro numerose violazioni del diritto internazionale.
Queste azioni illegali comprendono il Lend Lease Programme; il servizio di
scorta e riparazione per
le navi da guerra inglesi già da due anni prima di Pearl Harbor; il permesso
dato alle navi da
guerra inglesi di camuffarsi da navi americane sebbene gli Stati Uniti fossero
ancora ufficialmente
neutrali; la dichiarazione illegale di un limite delle acque territoriali di 300
miglia;
l'occupazione dell' Islanda; i rapporti agli Inglesi sui movimenti dei
sommergibili tedeschi e
italiani; gli attacchi ai sommergibili tedeschi e italiani con bombardamenti e
collisioni a partire
dal Luglio 1941, e altri chiari atti di «guerra di aggressione».
Dunque Hess fu tenuto in carcere per 47 anni non soltanto per delle azioni che
non erano illegali
(il suo tentativo eroico di mettere fine alla guerra, salvare milioni di vite
umane e impedire la
distruzione dell' Europa e dell'impero britannico), ma per dei «crimini» che
furono inventati per
nascondere i crimini dei suoi accusatori.
A Norimberga non si asserì che la Germania avesse commesso un' «aggressione»
contro l'Inghilterra e
la Francia, ma rimase in sospeso se l'Inghilterra e la Francia avessero commesso
un'»agressione»
contro la Germania (IX 473 {525}; XVII 580 {629}).
Hess fu accusato di aver tentato, d'accordo con Hitler, di far uscire
l'Inghilterra dalla guerra in
modo che Hitler potesse ataccare l'Unione Sovietica. La sua linea difensiva fu
che la sua azione era
stata sincera, pura: egli non sapeva niente dell'attacco all'Unione Sovietica.
La perorazione della difesa di Rudolf Hess appare nel vol. XIX pp. 353-396
{390-437}. La sua
dichiarazione finale -- quasi l'unica da lui resa verbalmente (XXII 368-373
{420-425}) -- dà
l'impressione di un uomo che un momento sembra essere totalmente pazzo e un
momento dopo è
lucidissimo, sano e logico. E'possibile che egli abbia acquisito questa
condizione in Inghilterra.
RUDOLF HÖSS
FOTO hOESS...
Rudolf Höss fu il comandante di Auschwitz. Le sue presunte «confessioni»
avrebbero «dimostrato» che
Hitler fece gasare sei milioni di Ebrei (o cinque milioni, cifra normalmente
citata al processo di
Norimberga). La sua «confessione» più conosciuta è quella citata da William L.
Shirer in The Rise
and Fall of the Third Reich.
Questo documento, il PS-3868, deve essere considerato nel suo contesto. La «dichiarazione»
scritta
alla presenza di una sola delle parti fu un importantissimo strumento
dell'accusa nei processi di
stregoria medievali. Questo strumento scomparve poi per parecchi secoli, per
riapparire ai processi
spettacolari comunisti e ai processi per crimini di guerra.
Questi documenti costituiscono un' infrazione di numerose regole di procedura
penale normale, per
esempio, la regola contro la formulazione di domande che suggeriscano le
risposte, la regola contro
l'introduzione di dichiarazioni anteriori concordanti (cioè la fabbricazione di
prove per
ripetizione; normalmente tali documenti venivano presentati soltanto quando
contraddicevano
dichiarazioni fatte più tardi); il diritto dell'imputato di essere messo a
confronto con il suo
accusatore e di controinterrogarlo e la prerogativa contro l'autoaccusa. Le
«prove» addotte ai
processi per crimini di guerra non erano ammissibili neanche davanti a una corte
marziale. Ancora
nel 1946, la presentazione a una corte marziale, da parte dell'accusa, di
dichiarazioni scritte, in
casi di importanza capitale, era proibita dall' articolo 25 del codice penale
militare di guerra
americano. L'articolo 38 esigeva l'impiego delle regole di prova procedurali
federali (Federal Rules
of Evidence).
A Norimberga non si pretese mai che Höss avesse scritto questo documento
personalmente. Se fosse
così, il documento non direbbe «Io capisco l'inglese come è scritto sopra»,
bensì «Io ho scritto
questo documento personalmente». Nei processi per crimini di guerra di minore
importanza (Hadamar,
Natzweiler), è molto facile trovare «confessioni» scritte completamente in
inglese con la
calligrafia dell' interrogatore, con un paragrafo finale in tedesco, con la
calligrafia del
prigionero, che asserisce che le dichariazioni riportate sopra sono state rese
da lui e che egli è
soddisfatto della loro traduzione in inglese!
Un'altra formula si trova a pagina 57 del volume relativo al processo di Hadamar
nel libro War
Crimes Trials scritto da Sir David Maxwell-Fyfe: «I certify that the above has
been read to me in
German, my native tongue» (Certifico che quanto sopra mi è stato letto in
tedesco, mia lingua
materna).
Si affermava che il prigioniero era stato interrogato da un interrogatore in
forma di domande e
risposte, ma poi le domande venivano soppresse e le risposte raggruppate in
forma di dichiarazione
giurata, normalmente da una persona diversa dall'interrogatore che aveva posto
le domande.
Al processo Belsen, per esempio, tutte le deposizioni furono scritte da un unico
ufficiale, il
maggiore Smallwood. In questo processo, una specie di processo Auschwitz-Belsen
insieme, gli
avvocati della difesa, inglesi e polacchi non-comunisti designati dal Tribunale,
demolirono
completamente le ragioni dell'accusa -- comprese le «selezioni per le gasazioni
in massa» -- ma i
loro argomenti furono respinti col pretesto che le dichiarazioni involontarie e
per sentito erano
ammissibili «non per condannare degli innocenti, ma per condannare i colpevoli».
(Law Reports of
Trials of War Criminals, vol. II -- questo breve volume deve essere letto
interamente).
Dopo la stesura della dichiarazione giurata da parte dell'ufficiale addetto a
questo compito, il
documento veniva presentato al prigioniero per la firma. Se rifiutava di
firmare, la dichiarazione
giurata veniva presentata ugualmente al Tribunale come prova. Nel gergo dei
processi dei crimini di
guerra, le obiezioni vertevano sul «peso» del documento, non sulla sua
«ammissibilità».
Un esempio di una dichiarazione giurata non firmata di Höss è il documento
NO-4498-B. La lettera B
significa che il documento è una «copia» con firma dattilografata di un
documento «originale», il
documento NO-4498-A, scritto in polacco, presuntamente firmato da Höss. Esiste
anche un documento
NO-4498-C, in inglese. Le dichiarazioni giurate A e C non sono annesse alla
dichiarazione B, la
cosidetta «copia conforme».
Il documento PS-3868, citato da Shirer, nella stesura in inglese reca tre firme,
ma nella
«traduzione» in tedesco di tre giorni dopo non appare alcuna firma. Il documento
contiene una
variazione insignificante siglata da Höss, con una «h» e un'intera frase nella
calligrafia
dell'interrogatore (ciò appare evidente dal confronto delle «W» maiuscole) non
siglata da Höss. La
sigla serve ovviamente a «dimostrare» che Höss ha «letto e corretto» il
documento. Il contenuto di
questa frase manoscritta è stato respinto altrove (XXI 529 {584}).
Quando la dichiarazione giurata veniva presentata al prigioniero, spesso era
stata ampiamente
corretta, il che portava all'esistenza di due più versioni dello stesso
documento. In questi casi,
le versioni più lunghe sono quelle che vengono «citate», mentre quelle più corte
sono andate
«perdute». Un esempio di questa prassi è il documento D-288, citato da Shirer
alle pagine 1443-1444
dell'opera menzionata sopra (traduzione ialiana), la dichiarazione giurata di
Wilhelm Jäger (vedi il
paragrafo dedicato a Albert Speer).
Jäger testimoniò di aver firmato 3 o 4 copie dello stesso documento, che era
molto più breve. La
dichiarazione giurata più breve fu originariamente presentata contro Krupp
padre, prima che le
accuse contro di lui fossero lasciate cadere. Nella versione più lunga, la
traduzione inglese reca
una data anteriore a quella che accompagna la firma sull'»originale».
L'apparizione di Jäger davanti
al Tribunale fu un disastro completo, ma ciò è stato dimenticato (XV 264-283
{291-312).
Se il firmatario si presentava per testimoniare, contraddiceva regolarmente la
sua dichiarazione
giurata, ma le contraddizioni vengono ignorate. Altri firmatari di dichiarazioni
giurate la cui
apparizione davanti al Tribunale si rivelò catastrofica, sono, tra gli altri, il
general Westhoff,
che contraddisse la sua «dichiarazione» non giurata 27 volte (XI 155-189
{176-212}); e un «esperto
in guerra batteriologica», Schreiber (XXI 547-562 {603-620}). Paul Schmidt era
stato l'interprete di
Hitler; la sua dichiarazione giurata, documento PS-3308, gli fu presentata per
la firma quando era
troppo malato per leggerla attentamente ed egli in seguito la ripudiò
parzialmente (X 222 {252});
tuttavia essa fu utilizzata ugualmente contro Von Neurath (XVI 381 {420-421}
XVII 40-41 {49-50}).
Ernst Sauckel firmò una dichiarazione giurata coatta prima dal suo arrivo a
Norimberga (XV 64-68
{76-80) sotto la minaccia che sua moglie e i suoi dieci figli fossero consegnati
ai Polacchi o ai
Sovietici.
Dato che i firmatari scrivevano molto raramente le loro «dichiarazioni» (se mai
le scrivevano), è
molto facile trovare frasi o paragrafi identici o quasi in documenti diversi,
perfino quando si
pretende che siano stati redatti da persone diverse in date diverse, per
esempio, le dichiarazioni
giurate 3 e 5 di Blaskovitz e Halder (elementi di prova US-536 e 537; documenti
URSS-471, 472 e 473;
documenti URSS-264 e 272: dichiarazioni concernenti il sapone fatto con grasso
umano).
Tra le altre dichiarazioni giurate firmate da Höss c'è il documento NO-1210, del
quale prima fu
redatta una versione in inglese, con ampie interpolazioni, aggiunte e correzioni
e con due
differenti stesure delle pagine 4 e 5, che poi fu tradotta in tedesco e firmata
da Höss. Dunque il
«documento originale» è la traduzione, e la «traduzione» è il documento
originale.
Il documento D-749(b) fu «tradotto oralmente» dall'inglese in tedesco a Höss
prima che egli lo
firmasse. La firma è incerta, quasi illegibile, il che potrebbe essere indizio
di malattia, fatica,
o maltrattamenti. I maltrattamenti inflitti a Höss dagli Inglesi sono stati
descritti da Rupert
Butler nel libro Legions of Death (Hamlyn Paperbacks).
La «confessione» citata da Sir David Maxwell Fyfe il 10 Aprile 1946, nella quale
Höss avrebbe
«confessato» l'uccisione di 4 milioni di Ebrei (X 389 {439-440}), invece dei 2,5
milioni del 5
Aprile 1946, se non si tratta di un pesce d'aprile, non è mai esistita o è
andata «perduta» subito.
Non è vero che la testimonianza di Höss al processo di Norimberga abbia
constituito, per la maggior
parte, una conferma delle affermazioni da lui fatte nella sua «dichiarazione
giurata;» ciò è vero
solo per il suo controinterrogatorio condotto dal colonnello John Amen,
dell'esercito degli Stati
Uniti.
Al contrario, Höss apparve per testimoniare, e, come al solito, contraddisse
continuamente la sua
dichiarazione giurata e sé stesso (XI 396-422 {438-466}). Per esempio, laddove
la dichiarazione
giurata afferma (XI 416 {460}): «Sapevamo quando le vittime erano morte, perché
cessavano di
gridare» (una impossibilità tossicologica evidente) la sua testimonianza verbale
(XI 401 {443}) in
risposta alle domande dell'avvocato difensore di Kaltenbrunner, che miravano
ovviamente ad ottenere
determinate risposte), asserisce che le vittime cadevano inconsce, perciò non si
spiega come egli
avesse «saputo» quando erano morte.
Sembra che egli abbia dimenticato di accennare al fatto che l'uccisione degli
insetti con lo Zyklon
B richiedeva due giorni, fatto che menziona altrove (documento NI-036, p. 3,
testo tedesco, risposta
alla domanda 25; vedi anche Kommandant in Auschwitz, p. 155). Con un veleno che
agisce in modo così
lento, le vittime sarebbero morte per soffocamento.
Höss pretende che l'ordine di uccidere gli Ebrei europei gli fu impartito
verbalmente (XI 398
{440}), mentre gli ordini di mantenere il secreto sulle uccisioni gli sarebbero
stati dati più volte
per iscritto (XI 400 {442}). Egli pretende inoltre che le vittime ad Auschwitz
furono cremate in
profonde fosse, in un terreno notoriamente acquitrinoso (XI 420 {464}); i denti
d'oro venivano fusi
sul posto (XI 417 {460}); ma egli dichiara anche che l'evacuazione dei
prigionieri per evitare la
loro cattura da parte dei Sovietici avrebbe condotto a morti che si potevano
evitare (XI 407
{449-450}); e che quasi non c'era stato alcun programma di sterminio! Vale la
pena di citare questo
passo:
«Fino all'inizio della guerra, nel 1939, nei campi le condizioni relative al
vitto, all'alloggio e
al trattamento dei prigionieri erano le stesse di ogni altra prigione o istituto
di pena del Reich.
I prigionieri erano trattati severamente, certo, ma non esistevano percosse o
maltrattamenti
metodici. Il Reichsführer impartì ripetutamente ordini secondo i quali qualunque
soldato SS avesse
maltrattato un prigioniero sarebbe stato punito, e infatti molto spesso dei
soldati SS furono puniti
per questo motivo. In questo periodo il vitto e l'alloggio erano pienamente
conformi alla normativa
valida per tutti gli altri prigionieri sotto amministrazione giudiziaria. In
questo periodo
l'alloggiamento, nei campi, fu sempre normale, perché non era ancora cominciato
l'afflusso in massa
che ci fu durante la guerra. All'inizio della guerra, quando cominciarono ad
arrivare in massa i
detenuti politici, e successivamente, quando giunsero i partigiani dei territori
occupati che erano
stati catturati, gli edifici e l'estesione dei campi non bastavano più per il
numero dei detenuti
che arrivavano. Nei primi anni della guerra, questo problema si poté risolvere
sempre con misure
improvvisate; ma in seguito, a causa delle restrizioni imposte dalla guerra, ciò
non fu più
possibile, perché non si disponeva quasi per niente di materiali da
costruzione.»
(N.B. Ma si pretende che le vittime del presunto sterminio in massa siano state
cremate usando come
combustibile la legna!)
«Ciò portò al fatto che i detenuti nei campi non avevano più alcuna capacità di
resistenza contro le
epidemie che si svilupparono gradualmente...
Lo scopo non era quello di avere il maggior numero di morti possibile, o di
annientare il maggior
numero di detenuti possibile. Il Reichsführer era costantemente alle prese con
il problema di
impiegare tutte le forze possibili nelle industrie degli armamenti...
Questi presunti maltrattamenti e torture nei campi di concentramento, storie che
furono divulgate
dappertutto fra il popolo, poi soprattutto dai detenuti liberati dagli eserciti
di occupazione, non
furono atti metodici, come si suppone, ma eccessi di comandanti, graduati o
soldati semplici che li
trattarono con violenza...
Se venivo a conoscenza di un tale fatto, il colpevole veniva naturalmente
esonerato dal suo posto e
trasferito altrove, sicché, anche se non era punito perché non c'erano prove
sufficienti per
dimostrare la sua colpevolezza, veniva comunque esonerato ed assegnato a un
altro incarico...
La situazione catastrofica alla fine della guerra fu dovuta al fatto che, in
conseguenza della
distruzione delle ferrovie e dei bombardamenti continui delle fabbriche
industriali, non si poté più
garantire il regolare approvvigionamento di queste masse -- penso ad Auschwitz,
con i suoi 140.000
detenuti -- sebbene i comandanti tentassero in ogni modo di migliorare questa
situazione con misure
improvvisate, con colonne di autocarri: non fu più possibile.
Il numero dei malati cresceva smisuratamente. Non c'erano quasi più medicine e
dappertutto
infuriavano epidemie. I detenuti abili al lavoro furono utilizzati
costantemente. Per ordine del
Reichsführer, anche i malati leggeri dovevano essere impiegati in qualunque
posto dell'industria
potessero lavorare, sicché qualunque luogo nei campi di concentramento fosse
disponibile per
l'alloggiamento, era pieno di detenuti malati e moribondi...
Alla fine della guerra, esistevano ancora 13 campi di concentramento. Tutti gli
altri punti segnati
su questa carta geografica, indicano i cosidetti campi di lavoro annessi alle
fabbriche d'armamenti
situate lì...
Se ci furono maltrattamenti di detenuti da parte delle guardie -- personalmente
io non ne ho mai
visti -- ciò fu possibile soltanto in modo limitato, perché tutti gli ufficiali
responsabili dei
campi badavano che i soldati SS avessero meno contatti diretti possibile con i
detenuti; infatti
gradualmente, nel corso degli anni, il personale di guardia si era degradato a
tal punto che non si
potevano più mantenere le vecchie norme...
Avevamo miglaia di guardie provenienti da tutti i paesi del mondo che si erano
arruolati come
volontari in queste unità e che parlavano appena il tedesco; o uomini più
anziani, tra i 50 e i 60
anni, che non avevano alcun interesse nel loro lavoro, perciò un commandante
doveva preoccuparsi
continuamente che questi uomini adempissero perfino le norme più elementari dei
loro doveri. E'ovvio
che tra di essi c'erano elementi che maltrattavano i detenuti, ma tali
maltrattamenti non furono mai
tollerati. Inoltre non fu più possible far dirigere queste masse di persone dai
soldati SS al lavoro
e nei campi, sicché fu necessario delegare dei detenuti per dare istruzioni ai
detenuti e farli
lavorare, e costoro avevano l'amministrazione del campo quasi esclusivamente
nelle loro mani. Senza
dubbio ci furono molti maltrattamenti che non si poterono evitare perché
all'interno dei campi, di
notte, non n'era quasi nessuna SS. Agli uomini delle SS non era consentito
entrare nei campi se non
in casi specifici, perciò i detenuti erano più o meno esposti ai detenuti con
incarichi di
controllo.»
Domanda (fatta dall'avvocato difensore delle SS, dott. Ludwig Babel):
«Lei ha già accennato ai regolamenti relativi alle guardie, ma c'era anche un
ordinamento valido per
tutti i campi. In quest' ordinamento dei campi erano stabilite le punizioni per
i detenuti che
commettevano infrazioni ai regolamenti dei campi. Quali erano queste
punizioni?».
Risposta (di Höss):
«Anzitutto, trasferimento a una «compagnia di punizione» (Strafkompanie), cioè,
lavoro più duro e
restrizioni nell'alloggio; poi incarcerazione nel blocco delle celle di
detenzione in una cella
buia; in casi molto gravi, incatenamento o legamento. La punizione del legamento
(Anbinden) fu
proibita dal Reichsführer nel 1942 o 1943, non ricordo esattamente quando. Poi
c'era la punizione
che consisteva nello stare sull'attenti (Strafstehen) all'entrata del campo,
infine la bastonatura.
Nessun comandante poteva infliggere questa punizione di sua iniziativa, ma
poteva soltanto
proporla.»
(Testimonianza verbale di Rudolf Höss, 15 Aprile 1946, XI 403-411 {445-454}).
Sembra che Höss abbia avuto l'intenzione di proteggere sua moglie e i suoi due
figli, e di salvare
altri imputati, affermando che soltanto 60 persone avevano saputo degli stermini
in massa. Höss
tentò di salvare Kaltenbrunner implicando Eichmann e Pohl, che non erano ancora
stati catturati.
(Per un caso simile, vedi la deposizione di Heisig, che tentò di implicare
Raeder, XIII 460-461
{509-510}).
Höss fu un «testimone della difesa», e il suo controinterrogatorio da parte
dell'accusa fu
interrotto bruscamente dall'accusa stessa (XI 418-419 {461-462}). Forse gli
accusatori temevano che
Höss facesse crollare il loro castello di menzogne.
La famosa «autobiografia» di Höss, Kommandant in Auschwitz, probabilmente
preparata in forma di
domande e risposte nel corso degli interrogatori come una «deposizione»
gigantesca, poi redatta per
essere copiata con la calligrafia di Höss, non è migliore della sua
testimonianza a Norimberga. In
questo libro, le fiamme delle cremazioni erano visibili da molti chilometri (p.
179 del testo
italiano), il puzzo era percettibile da chilometri di distanza (p. 179). Tutti
nella regione erano a
conoscenza degli stermini (p. 179), ma la sua famiglia non ne aveva mai saputo
nulla (p. 139); le
vittime sapevano che sarebbero state gasate (p. 130, 133), ma era possibile
ingannarle (p. 133; vedi
anche il documento PS-3836). Höss fece le sue «confessioni» sotto l'effetto
dell'alcool e della
tortura (p. 149).
Non è esatto che in questo libro (p. 126 del testo tedesco) sia scritto che i
cadaveri venivano
estratti dalle camere a gas dai Kapos mangiando e fumando e senza maschere
antigas; il testo non
dice questo. (Robert Faurisson ha dimostrato che questa affermazione fu fatta da
Höss altrove, nel
corso di un interrogatorio.)
La «traduzione» polacca di questo libro, pubblicata prima del «testo originale»
tedesco, sembra
concordare con il testo tedesco, ma mancano i nomi dei luoghi e delle date; il
testo polacco
probabilmente fu scritto prima e questi dettagli furono poi inseriti in quello
tedesco.
Il testo integrale non espurgato delle «opere complete» di Rudolf Höss (in
polacco) sono disponibili
tramite prestito blibliotecario internazionale (Wspomnienia Rudolfa Hoessa,
Komendanta Obozu
Oswiecimskiego).
ALFRED
JODL
Jodl fu impiccato per la sua complicità nel «Kommandobefehl», l' ordine di
fucilare i soldati
inglesi che combattevano in abiti civili e strangolavano i loro prigionieri di
guerra (XV 316-329
{347-362}).
La linea difensiva di Jodl fu che il diritto internazionale è inteso a
proteggere gli uomini che
combattono come soldati. Esso esige che i soldati portino le armi apertamente,
che abbiano insegne o
uniformi chiaramente riconoscibili e che trattino i prigionieri con umanità. La
guerra partigiana e
le attività dei commandi inglesi erano proibite dal diritto internazionale. Il
processo e la
condanna a morte di tali commandi erano legali se conformi all'articolo 63 della
Convenzione di
Ginevra sui prigionieri di guerra del 1929. (N.B.: Vedi anche il Dissentient
Judgement of Judge
Rutledge, U.S. vs. Yamashita e l'Habeas Corpus Action of Field Marshall Milch.
Per la verità, ben pochi uomini furono giustiziati in base a quest'ordine
(secondo Sir David
Maxwell-Fyfe, 55 nell'Europa occidentale, XXII 284 {325}). L'intenzione era
quella di dissuadere i
nemici dal combattere in questo modo, affinché non credessero di potersi
semplicemente arrendere
dopo le loro azioni di guerriglia.
Un altro «crimine» di Jodl fu la comunicazione al comandante in capo dell'
esercito che Hitler aveva
ripetuto un' ordine, che aveva già impartito in precedenza, secondo il quale non
si doveva accettare
un'offerta di resa di Leningrado.
Come tanti altri crimini tedeschi, anche questo restò un' idea senza
conseguenze, poiché non fu mai
ricevuta alcuna offerta di resa. L'intenzione era di indurre la popolazione a
ritirarsi, poiché era
impossibile alimentare milioni di civili e di prigionieri ed evitare le
epidemie. Nelle linee
tedesche all'Est furono lasciati dei corridoi per permettere alla popolazione di
ritirarsi. Kiev,
Odessa e Kharkov si erano già arrese, ma i Sovietici prima di abbandonarle le
minarono, uccidendo
migliaia di soldati tedeschi con bombe a scoppio ritardato. I complessi portuali
erano necessari per
scopi militari; le ferrovie russe avevano uno scartamento diverso da quello
delle ferrovie tedesche
e non era possibile trasportare all'interno gli approvvigionamenti per
alimentare milioni di
prigionnieri o di Ebrei affamati. La menzogna sovietica che i Tedeschi uccisero
milioni di
prigionieri di guerra sovietici può essere presa sul serio soltanto da chi non
conosce le cause
della mortalità di questi prigionieri. L'ordine relativo a Leningrado, documento
C-123, non è stato
firmato.
Il caso Jodl illustra l'assurdità dell'intero processo, come rilevò il suo
avvocato difensore, il
dott. Exner:
«Assassinio e rivoluzione. In tempo di pace, questo avrebbe significato la
guerra civile; in tempo
di guerra, il crollo immediato del fronte e la fine del Reich. Egli avrebbe
dunque dovuto gridare:
Fiat iustitia, pereat patria? Sembra che l'accusa sia veramente dell'opinione
che si potesse esigere
una tale condotta dagli imputati. Che trovata stupefacente! Se mai assassinio e
rivoluzione possano
essere giustificati moralmente, si dovrà lasciare ai filosofi e ai teologi.
Comunque, noi giuristi
non possiamo nemmeno discuterne. Essere obligati sotto pena di punizione ad
uccidere il capo dello
Stato? Un soldato dovrebbe far ciò? E per di più durante la guerra? Coloro che
hanno commesso tali
crimini sono stati sempre puniti, ma punire per non averli commessi sarebbe
davvero una novità» (XIX
45 {54}; XXII 86-90 {100-105}).
(N.B.: In Giappone i generali furono impiccati appunto per essersi intromessi
nella politica.)
In un altro punto, il dott. Exner disse: «In una sola pagina del trial-brief
(fascicolo del
processo) anglo-americano si legge sei volte: «Jodl was present at» (Jodl era
presente a). Che cosa
significa questo dal punto di vista legale?» (XIX 37 {44}).
Uno dei procuratori sovietici, il colonnello Pokrovsky, chiese a Jodl: «Sa che
le truppe tedesche..
impiccavono i prigionieri di guerra a testa in giù e li arrostivano allo spiedo?
Lo sapeva?»
Jodl gli rispose: «Non soltanto non lo sapevo, ma neppure lo credo» (XV 545
{595}).
Tutto il vasto campo dei processi di crimini di guerra è riassunto in queste tre
frasi (XV 284-561
{313-612}; XVIII 506-510 {554-558}; XIX 1-46 {7-55}).
ERNST KALTENBRUNNER
A Kaltenbrunner, nel corso del suo controinterrogatorio, fu chiesto con
indignazione come potesse
avere la sfacciataggine di pretendere che lui solo diceva la verità e che 20 o
30 testimoni
mentivano tutti (XI 349 {385}).
I «testimoni», naturalmente, non apparivano davanti al Tribunale; si trattava di
nomi scritti su
pezzi di carta. Uno di essi è Franz Ziereis, comandante del campo di
concentramento di Mauthausen.
Ziereis «confessò» di aver gasato 65.000 persone, di aver fatto dei paralumi di
pelle umana e di
aver contraffatto denaro. Inoltre, stilò una complicata tabella di informazioni
statistiche
contenente una lista del numero esatto di prigionieri in 31 campi di lavoro
differenti. Infine egli
accusò Kaltenbrunner di aver dato l'ordine di uccidere tutti i detenuti del
campo di Mauthausen
all'avvicinarsi degli Americani.
Ziereis era già morto da 10 mesi alla data della sua «confessione»; questa non
fu redatta da lui, ma
fu «ricordata» da qualcun altro, che non apparve neanche lui davanti al
Tribunale, la cui firma però
appare sul documento (PS-3870, XXXIII 279-286): l'ex detenuto Hans Marsalek.
Il testo delle pagine da 1 a 6 di questo documento è scritto tra virgolette (!),
inclusa la tabella
statistica che dichiara, per esempio, che a Ebensee c'erano 12.000 prigionieri,
a Mauthausen 12.000,
a Gusen I e II 24.000, a Schloss-Lindt 20, a Klagenfurt-Junkerschule 70, ecc.,
per tutti i 31 campi
della tabella.
Il documento non è stato firmato da nessuno che asserisca di essere stato
presente alla presunta
«confessione»; nessuna delle informazioni presuntamente prese all'epoca è stata
annessa al
documento. Il documento reca soltanto due firme: quella di Hans Marsalek, il
prigioniero, e quella
di Smith W. Brookhart Jr., dell'esercito degli Stati Uniti, e la data dell'8
Aprile 1946. Ziereis
morì il 23 Maggio 1945.
Si pretese dunque che Ziereis allora fosse troppo malato per firmare un
documento (egli morì per le
ferite prodotte da colpi di fucile allo stomaco), ma sarebbe stato in salute
tanto buona da dettare
questo lungo e complesso documento, «ricordato» poi letteralmente in modo
perfetto da Marsalek per
dieci mesi e mezzo. Naturalmente Marsalek non aveva alcun motivo per mentire. Il
documento è scritto
in tedesco. Brookhart era uno scrittore fantasma di confessioni, che scrisse
anche le confessioni di
Rudolf Höss (in inglese, documento PS-3868) e quella di Otto Ohlendorf (in
tedesco, documento
PS-2620).
(Indirizzo di Brookhart nel 1992: 18 Hillside Drive, Denver Colorado, USA. Ero
il figlio del
Senatore di Washington Iowa.)
La «confessione» di Ziereis continua tuttavia ad essere presa più o meno sul
serio da Reitlinger,
Shirer, Hilberg ed altri venditori ambulanti di Holoroba vecchia. Kaltenbrunner
affermò che durante
la guerra esistevano 13 campi di concentramento centrali o «Stammlager» (XI
268-269 {298-299}). Il
totale generale di 300 campi di concentramento asserito dall'accusa era stato
ottenuto inserendo
nella lista campi di lavoro del tutto normali. Il tredicesimo campo, Matzgau,
nei pressi di Danzica,
era un campo speciale: i suoi detenuti erano guardie SS e uomini della polizia
che erano stati
condannati per delitti contro i detenuti loro affidati: maltrattamenti fisici,
malversazioni di
fondi, furti di effetti personali, ecc. Questo campo, con la sua popolazione di
prigionieri SS, alla
fine della guerra cadde nelle mani dei Sovietici (XI 312, 316 {345, 350}).
Kaltenbrunner dichiarò che le sentenze dei tribunali SS e della polizia erano
molto più severe di
quelle dei tribunali ordinari per le stesse infrazioni. Le SS processarono
frequentemente i loro
membri imputati di delitti contro i detenuti o di infrazioni alla disciplina
(XXI 264-291, 369-370
{294-323, 408-409}).
Gli interrogatori di «terzo grado» erano permessi dalla legge al solo scopo di
ottenere informazioni
riguardo alle attività future di resistenza; tali metodi erano proibiti al fine
di ottenere
confessioni. Questi interrogatori richiedevano la presenza di un medico, e
consentivano un totale di
20 colpi di bastone sulle natiche nude, ma soltanto una volta; poi questa
procedura non si poteva
più ripetere. Altre forme di «tortura nazista» legale erano, fra le altre, la
detenzione in una
cella buia o lo stare in piedi durante lunghi interrogatori (XX 164, 180-181
{184, 202-203}; XXI
502-510; 528-530 {556-565, 583-584}).
Kaltenbrunner e molti altri testimoni della difesa affermarono che tali metodi
erano praticati dalle
polizie di tutto il mondo (XI 312 {346}); e che rispettabili ufficiali di
polizia stranieri avevano
visitato la Germania per studiare i metodi tedeschi (XXI 373 {412}).
Le prove della difesa su ciò e su argomenti connessi ammontano a migliaia di
pagine, fra la
trascrizione delle udienze del tribunale, le deposizioni davanti alla
commissione e 136.000
dichiarazioni giurate (XXI 346-373 {382-412}; 415 {458}, 444 {492}).
Kaltenbrunner fu condannato per concorso nel linciaggio degli aviatori alleati
che avevano eseguito
bombardamenti in massa della popolazione civile. I linciaggi sarebbero stati
giustificati, ma non
ebbero mai luogo. Numerosi aviatori alleati furono salvati dalle folle di civili
ad opera di
ufficiali tedeschi. I Tedeschi si rifiutarono di considerare tali metodi,
temendo che avrebbero
portato ad un massacro generale degli aviatori che si lanciavano con il
paracadute. Come tanti altri
crimini tedeschi, anche questo restò un'idea senza conseguenze (XXI 406-407
{449-450}, 472-476
{522-527}).
Un altro crimine imputato a Kaltenbrunner fu la sua responsabilità nel
cosiddetto «Kugelerlass»
(decreto pallotola), cioè il presunto ordine di fucilare i prigionieri di guerra
per mezzo di un
dispositivo di misurazione (un congegno insensato molto probabilmente inspirato
all' assurda
«macchina di Paul Waldmann» per spaccare le teste con un martello azionato da un
mecchanismo a
pedale) (URSS-52, VII 377 {416-417}).
Il «Kugelerlass», documento PS-1650, se il documento è autentico -- il che è
molto improbabile
(XVIII 35-36 {43-44}) -- è il frutto di una falsa traduzione: il senso
dell'ordine è che i
prigionieri che avessero tentato di fuggire dovevano essere incatenati a una
«palla» di ferro
(»Kugel»), non già che dovevano essere uccisi con una pallottola (»Kugel»). Nel
documento appare il
termine «incatenati», ma non il termine «sparare» o «uccidere» (III 506 {565};
XXI 514 {568};
Gestapo Affidavit {dichiarazione giurata} 75; XXI 299 {332}). Il documento è un
«telescritto»,
sicché è privo di firma (XXVII 424-428).
Il termine «Sonderbehandlung» (»trattamento speciale», sempre interpretato come
uccisione) è un
esempio del brutto gergo utilizzato da ogni burocrazia; sarebbe meglio tradurlo
«trattamento su base
individuale» (in effetti, è un'espressione comune che si trova spesso nei
contratti di
rapprasentanza commerciale). Kaltenbrunner riuscì a dimostrare che, in un caso
specifico, la parola
si riferiva al diritto di bere dello champagne e di prendere lezioni di
francese. L'accusa aveva
scambiato una stazione di sport invernali con un campo di concentramento (XI
338-339 {374-375}); (XI
232-386 {259-427}; XVIII 40-68 {49-80}). Il caso in questione si riferisce al
documento PS-3839
(XXXIII 197-199, «dichiarazione giurata» di Josef Spacil).
WILHELM KEITEL
Keitel fu impiccato per la sua responsabilità nelle atrocità presuntamente
perpetrate in Russia, per
l'»ordine relativo ai commissari» sovietici (Kommissarbefehl) e per il «decreto
notte e nebbia»
(»Nacht-und-Nebel»-Erlass). Le prove contro Keitel consistevano per la maggior
parte in «rapporti»
di «commissioni sovietiche per i crimini di guerra» (XVII 611-612 {663-664},
XXII 76-83 {90-98}). Si
tratta di sommari con giudizi, conclusioni e generalizzazioni non sostenuti da
prove o documenti
annessi. In questi rapporti, uffici militari sono menzionati con nomi falsi e
confusi fra loro.
Tra i documenti sovietici utilizzati per la condanna a morte di Keitel, ci sono
i documenti URSS-4;
9; 10; 35; 38; 40; 90; 364; 366; 407 e 470.
Il documento URSS-4 è un «rapporto» che accusa i Tedeschi di aver propagato
intenzionalmente
epidemie di tifo per sterminare la popolazione russa. La responsibilità di
questo crimine è
attribuita al «governo di Hitler» e all' «Obersten Kommandos der deutschen
Wehrmacht» (comando
supremo dell'esercito tedesco).
Vedi anche il Report on U.S. Crimes in Korea, Peking (1952), in quanto riguardo
la guerra
batteriologica americana.
I documenti URSS-9, 35 e 38 sono parimenti dei rapporti di commissioni
sovietiche per i crimini di
guerra.
Il documento URSS-90 è la sentenza di un tribunale militare sovietico che
pretende che «gli invasori
fascisti tedeschi commisero dei crimini bestiali» e attribuisce questi crimini
alla «OKH» (»Obersten
Kommandos des Heeres»).
Non sono annessi documenti originali, né sono menzionati ordini specifici. Il
nome di Keitel non è
menzionato. Gli altri documenti sono presunte «copie conformi» (XVIII 9-12
{16-19}) di documenti
presuntamente in possesso dei Sovietici.
Il decreto «notte e nebbia» (XVIII 19-22 {27-30}) mirava ad offrire una
alternativa alla condanna a
morte di membri della resistenza. L'accusa ammise che costoro potevano essere
fucilati legalmente (V
405 {456}); i Tedeschi però non ritenevano desiderabile condannare tutti a
morte. Alla prigione
veniva attribuita scarsa efficacia dissuasiva, perché tutti credevano che la
guerra sarebbe finita
in qualche anno (XXI 524 {578-579}). L'ordine relativo ai commissari aveva avuto
poche esecuzioni
pratiche, in parte a causa della difficoltà di individuare i commissari tra i
prigionieri (XXI
404-405 {446-447}; XXII 77 {91}).
Keitel è tuttora accusato di aver bloccato l'accesso a Hitler, cioè, di aver
impedito che ad Hitler
giungessero determinate informazioni. Quest' accusa, decisamente assurda, è
confutata nelle pagine
654-661 {710-717} del volume XVII.
Altre «prove» contro Keitel furono il documento PS-81 (citato nel discorso
iniziale del procuratore
Jackson) e il documento URSS-470, una «copia conforme» (cioè una copia
dattiloscritta del documento
eseguita dall'accusa e certificata come «conforme» all' «originale») di un
«documento originale»
scritto interamente in serbo-croato (!), presuntamente conservato in Yugoslavia,
con la «firma» di
Keitel scritta a macchina (!) Non si pretese che Keitel conoscesse il
serbo-croato, ma piuttosto che
quella fosse la «traduzione» di un documento scritto in tedesco che gli
Yugoslavi non avevano avuto
la fortuna di trovare (XV 530-536 {578-585}).
Il caso di Keitel si trova nei volumi X 468-658 {527-724}; XI 1-28 {7-37}; XVII
603-661 {654-717}; e
XVIII 1-40 {7-48}.
CONSTANTIN VON NEURATH
Von Neurath fu vittima di una falsificazione grottesca, il documento PS-3859. I
Cechi presero un
documento autentico, lo riscrissero a macchina con ampie alterazioni e
interpolazioni, e
presentarono al Tribunale una «fotocopia» della loro «copia» (con firme scritte
a macchina). Il
documento originale era in Cecoslovacchia.
In questo documento quasi tutto è inesatto: la burocrazia tedesca era
estremamente complessa.
Numerosi documenti dell' accusa recano indirizzi falsi, riferimenti falsi e
procedure false che non
sono immediatamente evidenti. Riguardo a questo documento, von Neurath disse:
«Mi dispiace di dover dire che Lei sta mentendo» (XVII 67 {79}; 373-377
{409-413}).
Von Neurath fu condannato per aver chiuso le università ceche (cosa che, per il
diritto
internazionale, non è un crimine quando venga fatta da un governo
d'occupazione), e di aver fatto
fucilare nove studenti cechi dopo una dimostrazione. Questo crimine fu
«dimostrato» con una serie di
documenti: URSS-489, una «copia conforme» certificata dai Cechi; URSS-60, il
«rapporto» di una
«commissione per i crimini di guerra,» che «cita» le presunte affermazioni di
Karl Hermann Frank
(naturalmente non annesse al rapporto), e URSS-494, una «dichiarazione giurata»
di Karl Hermann
Frank presuntamente firmata 33 giorni prima della sua esecuzione. Le
dichiarazioni attribuite a
Frank nel rapporto della commissione per i crimini di guerra non sono firmate né
datate. Si asserì
che i documenti originali fossero in Cecoslovachia (XVII 85-90 {98-104}).
Numerose «prove» contro von Neurath, Schacht, von Papen, Raeder e altri
provenivano dalle
dichiarazioni giurate di un vecchio diplomatico americano residente in Messico
(documenti PS-1760;
PS-2385; PS-2386; EC-451).
Si affermò che questo diplomatico, Messersmith, era troppo vecchio per apparire
davanti al Tribunale
(II 350 {387}), ma si negò che fosse un vecchio rimbecillito (II 352 {389}). Le
«prove» consistevano
nelle opinioni personali di Messersmith sulle motivazioni e sul carattere di
altre persone.
Il caso di von Neurath appare nei volumi XVI 593-673 {649-737}; XVII 2-107
{9-121} e XIX 216-311
{242-345}).
FRANZ VON PAPEN
Von Papen fu accusato di aver cospirato per indurre Hindenburg ad assumere
Hitler al governo come
cancelliere del Reich. Secondo quest'accusa, von Papen ingannò Hindenburg
facendogli credere che, se
non lo avesse fatto, sarebbe scoppiata la guerra civile.
Il cancelliere del Reich allora in carica, il generale von Schleicher, aveva
tentato per un po' di
tempo di governare illegalmente e in violazione della costituzione senza
l'appoggio dei
nazionalsocialisti, che avevano la maggioranza più grande della storia del
Reichstag. Molte
illegalità di Hitler risalgono infatti al periodo del governo di von Schleicher
(XXII 102-103
{118-119}). Questa era l'unica alternativa al caos di 41 partiti politici,
ciascuno dei quali
rappresentava qualche interesse finanziario privato.
I vincitori democratici, nel 1946, pretendevano che von Papen, nel 1933,
prevedesse l'intenzione di
Hitler di intraprendere una «guerra di aggressione» e che collaborasse con von
Schleicher per
governare con una dittatura militare.
Von Schleicher fu fucilato più tardi durante il «Putsch» di Röhm. Queste
esecuzioni furono
considerate legali da Hindenburg, come risultò da un telegramma in cui egli si
congratulava con
Hitler (XX 291 {319}; XXI 350 {386}; 577-578 {636-637}; XXII 117 {134-135}).
Anche von Papen
riteneva che l'esecuzione di Röhm e dei suoi accoliti fosse giustificata dallo
stato di necessità
(XVI 364 {401}), ma, nello stesso tempo, credeva che fossero stati commessi
anche molti assassinii
ingiustificati e che Hitler avesse avuto il dovere di condurre una indagine e di
punire i
responsabili. Ciò non fu fatto.
A Norimberga l'accusa ammise che il programma del partito nazionalsocialista non
conteneva niente
d'illegale, ma era al contrario quasi lodevole (II 105 {123}). I
nazionalsocialisti erano stati
dichiarati legali dalle autorità di occupazione della Renania nel 1925 (XXI 455
{505}), dalla Corte
suprema tedesca nel 1932 (XXI 568 {626}), dalla Società delle Nazioni e dal
Ministro Generale di
Danzica nel 1930 (XVIII 169 {187-188}).
Nel 1933 non era chiaro se l' esercito avrebbe appoggiato unanimamente von
Schleicher contro i
nazionalsocialisti, che godevono del pieno diritto di governare; fu il rifiuto
di Hindenburg di
violare la costituzione a rischio di una guerra civile che portò Hitler al
governo in modo
perfettamente legale (vedi anche XXII 111-112 {128-129}).
Von Papen fu accusato di avere commesso «atti immorali per favorire il progetto
comune», come l'
aver dato del tu al ministro degli esteri austriaco Guido Schmidt nelle
conversazioni(!). Von Papen
replicò: «Sir David, se Lei fosse stato una sola volta in Austria nella sua
vita, saprebbe che quasi
tutti si danno del tu» (XVI 394 {435}).
Azioni di von Papen che non si potevano definire «criminali» furono utilizzate
per dimostrare la sua
«duplicità». Ai suoi atti fu attribuita una intenzione sulla base di una
interpretazione a
posteriori.
Talvolta si afferma che le assoluzioni di von Papen, Fritzsche e Schacht sono la
prova del fatto che
il processo di Norimberga è stato un «processo giusto». Naturalmente il processo
di Tokio e i
numerosi altri processi per crimini di guerra nei quali non ci fu nessuna
assoluzione non
costituiscono la prova contraria. Si dimentica inoltre che nei processi alle
streghe del XVII secolo
ci furono il 5 – 10% di assoluzioni.
Il caso di Von Papen appare nei volumi XVI 236-422 {261-466}, XIX 124-177
{139-199}.
ERICH RAEDER
Raeder fu accusato di aver «cospirato» con i Giapponesi per attaccare gli Stati
Uniti. Altri crimini
commessi da Raeder furono, fra gli altri, la sua presenza a discorsi e
conferenze, la sua conoscenza
di piani contingenti e la sua accettazione di regali di compleanno da parte di
Hitler (cioè, la
«conoscenza del progetto comune»).
Raeder dimostrò che gli Americani erano al corrente dell'attacco a Pearl Harbor
con 10 giorni di
anticipo, mentre i Tedeschi non ne sapevano nulla (XIV 122 {137-138}).
La sua discussione dello stato di preparazione militare tedesco e dei discorsi
di Hitler sarà
trattata insieme con quella di von Ribbentrop (XIII 595-599 {656-660}; 617-631
{680-696}; XIV 1-246
{7-275}; XVIII 372-430 {406-470}).
JOACHIM VON RIBBENTROP
Von Ribbentrop fu impiccato per la sua firma al Patto Molotov-Ribbentrop, che
precedeva e permetteva
l'attacco alla Polonia.
Ribbentrop si difese asserendo che, in circa venti anni, un milione di Tedeschi
erano stati espulsi
dai territori polacchi con numerose atrocità. Le proteste presentate alla Corte
Internazionale di
Giustizia de L'Aia e alla Società delle Nazioni erano state ignorate per tutto
questo tempo. Le
vittime erano dei «Volksdeutsche» con nazionalità polacca residenti nei
territori assegnati al nuovo
stato di Polonia in conformità con il Trattato di Versailles.
Il 23 Ottobre 1938 Ribbentrop fece ai Polacchi un'offerta che l'ambasciatore
britannico riconobbe
ragionevole, definendola un' «offerta nel puro stile della Società delle
Nazioni»; Ribbentrop
chiedeva un plebiscito nel corridoio polacco; il ritorno di Danzica (città
tedesca al 100%) al
Reich; la costruzione di una ferrovia e di una autostrada extraterritoriali
attraverso il corridoio
fino alla Prussia orientale, che era stata tagliata fuori dal resto della
Germania in conformità con
il Trattato di Versailles e si poteva raggiungere soltanto per mare -- una
situazione del tutto
insostenibile; egli chiedeva cioè un ponte terrestre verso la Prussia orientale
(IX 260-269
{295-304}; 280-281 {317-318}; 367-369 {416-417}).
In compenso, i Polacchi avrebbero ricevuto un vantaggioso accordo finanziario:
la garanzia
dell'utilizzazione degli impianti portuali a Danzica e lo sbocco per i prodotti
polacchi attraverso
il porto di questa città. Il futuro del corridoio avrebbe dovuto essere deciso
secondo il principio
dell'autodeterminazione; i Polacchi avrebbero ricevuto uno sbocco al mare, e gli
accordi
tedesco-polacchi (firmati da Hitler nel 1934 malgrado la forte opposizione
tedesca), sarebbero stati
rinnovati per un periodo ulteriore (XIX 362-368 {399-406}. Per la versione
dell'accusa riguardo a
questi avvenimenti, vedi III 209-229 {237-260}).
Per l'accusa ciò fu invece il «progetto nazista per la conquista del mondo» che
servì agli Alleati
come prestesto per tutta la guerra, inclusi, più tardi, Pearl Harbor, Hiroshima
e Yalta.
I Polacchi replicarono affermando che qualunque cambiamento nello stato
giuridico di Danzica avrebbe
comportato la guerra con la Polonia. Fu ordinata la mobilitazione generale. Le
espulsioni
continuavano, rimpiendo i campi di rifugiati lungo la frontiera con la Polonia.
Il 31 Agosto 1939 l'ambasciatore polacco, Lipski, dichiarò che conosceva molto
bene le condizioni
della Germania, avendovi prestato servizio per molti anni. Nessuna nota o
offerta tedesca gli
interessava. In caso di guerra, in Germania sarebbe scoppiata la rivoluzione e
l'esercito polacco
avrebbe marciato trionfalmente fino a Berlino (XVII 520-521 {565-566}; 564-566
{611-614}; XX 607
{661}).
Ribbentrop affermò che una tale attitudine da parte dei Polacchi rendeva la
guerra inevitabile;
bisognava risolvere il problema del corridoio e delle espulsioni; per Hitler e
Stalin, i territori
in questione erano stati perduti per entrambi i paesi dopo una guerra disastrosa
seguita da trattati
di pace altrettanto disastrosi (X 224-444 {254-500}; XVII 555-603 {602-655}).
Per i Tedeschi a Norimberga ci fu una sola spiegazione: i Polacchi e gli Inglesi
erano in contatto
con la cosiddetta «resistenza» tedesca, la quale aveva esagerato enormemente la
propria importanza
(XVII 645-661 {699-717}; XIII 111-112 {125-126}).
L'interprete di Hitler, Paul Schmidt, apparve come testimone e dichiarò che i
Tedeschi non potevano
credere che gli Inglesi sarebbero entrati in guerra dopo che il loro
ambasciatore aveva riconosciuto
che erano i Tedeschi ad aver ragione. Secondo questo testimone, all'arrivo della
notizia della
dichiarazione di guerra britannica, ci fu un minuto intero di silenzio; indi
Hitler si rivolse a von
Ribbentrop e gli chiese: «Adesso che cosa faremo»? (X 200 {227}).
La testimonianza di Schmidt fece luce anche su un'affermazione attribuita a von
Ribbentrop, secondo
la quale gli Ebrei dovevano essere uccisi o internati in campi di
concentramento. Ciò che accadde,
secondo Schmidt (X 203-204 {213}), fu che Hitler aveva esercitato delle
pressioni su Horthy affinché
prendesse misure più energiche contro gli Ebrei. Horthy chiese: «Che cosa posso
fare? Non posso
certo ucciderli». Ribbentrop, che era di pessimo umore, replicò: «Ci sono due
alternative: Lei può
fare così, oppure essi possono essere internati». Questa affermazione fu
riportata nella
trascrizione della conferenza nel modo seguente: «Il Ministro degli Esteri disse
che gli Ebrei
dovevano essere uccisi o internati in campi di concentramento.»
Quest'affermazione fu utilizzata
contro von Ribbentrop e tutti gli altri imputati per tutto il processo, malgrado
la dichiarazione di
Schmidt (un uomo rispettabile, non nazista) che la trascrizione non era esatta
(X 410-411
{462-463}).
A detta di Ribbentrop, Raeder, Göring e tutti gli imputati, ad eccezione di
Schacht, i Tedeschi non
erano preparati per una guerra e non avevano progettato alcuna «aggressione»
(XVII 522 {566-567},
XXII 62, 90 {76, 105}).
L'invasione del Belgio, dell'Olanda e della Francia non costituivano un'
«aggressione», perché era
stata la Francia a dichiarare guerra alla Germania, mentre il Belgio e l'Olanda
permettevano agli
aereoplani inglesi di sorvolare i loro paesi tutte le notti per bombardare la
Ruhr; i Tedeschi
avevano protestato per iscritto 127 volte (XVII 581 {630}, XIX 10 {16}).
Göring, Raeder, Milch, e molti altri testimoniarono che la Germania, nel 1939,
aveva soltanto 26
sommergibili per il servizio atlantico, a paragonare di 315 sommergibili nel
anno 1919 (XIV 26
{34}), e un numero insufficiente di bombe definito da Milch «ridicolo» (XIX 4-5
{11-12}).
Nel Maggio 1939 Hitler informò Milch che non c'era bisogno di produrre bombe a
pieno regime, perché
non ci sarebbe stata nessuna guerra. Milch replicò che la produzione di bombe a
pieno regime avrebbe
richiesto parecchi mesi, perché ci voleva tempo per arrivare al pieno regime.
L'ordine di cominciare
la produzione di bombe a pieno regime non fu impartito prima del 12 o 20 Ottobre
1939 (IX 50
{60-61}; XVII 522 {566-567}).
L'aviazione tedesca era progettata per il bombardamento di precisone di punti
determinati; fino al
1938, i Tedeschi avevano cooperato con gli Inglesi e i Sovietici nello scambio
d'informazioni
tecniche (IX 45-133 {54-153}; XIV 298-351 {332-389}).
I Tedeschi non avevano costruito neppure il numero di navi da guerra e, in
particolare, di
sommergibili (XIV 24 {31}) che era loro consentito in base all'accordo
anglo-tedesco del 1935 (XVIII
379-389 {412-425}). Questo accordo rappresentava il riconoscimento da parte
degli Inglesi del fatto
che il Trattato di Versailles era antiquato. Si trattò dunque di una limitazione
dell'armamento
navale intrapresa volontariamente dai Tedeschi (XIX 224-232 {250-259}).
All'inizio della guerra, molte navi da guerra tedesche erano ancora in
costruzione e dovettero
essere smatellate, perché ci sarebbero voluti anni per terminarle (XIII 249-250
{279-280}; 620-624
{683-687}). Quando scoppiò la guerra, la Gneisenau, una delle navi da guerra
tedesche più grandi --
secondo una dichiarazione giurata del suo comandante -- era in crociera di
istruzione presso le
Canarie senza alcun approvigionamento di munizioni (XXI 385 {425}).
Hitler era un millantatore cui piaceva terrorizzare i politici con discorsi
grossolanamente illogici
e contraddittori in sé stessi (XIV 34-48 {43-59}; 329-330 {366}) e
reciprocamente (XXII 66-68
{80-81}). Proprio per questo motivo non furono mai prese note stenografiche
esatte delle sue
dichiarazioni prima del 1941 (XIV 314-315 {349-350}).
Molti «discorsi di Hitler» sono parzialmente o totalmente falsi (XVII 406-408
{445-447}, XVIII
390-402 {426-439}; XXII 65 {78-79}).
I Tedeschi non si ritenevano più vincolati dal Trattato di Versailles, perché i
suoi termini, in
particolare il preambolo alla Parte V, erano stati violati dagli Inglesi, e
ancor più dai Francesi.
Il disarmo tedesco doveva essere seguito da un disarmo generale (IX 4-7 {12-14};
XIX 242 {269}, 356
{392}).
Hitler aveva offerto di disarmarsi «fino all'ultima mitragliatrice,» a
condizione che gli altri
paesi facessero la stessa cosa; ma la Germania non poteva restare per sempre in
una condizione di
debolezza ad aspettare di essere invasa e distrutta in qualunque momento. La
rioccupazione della
Renania diede alla Germania una frontiera naturale che proteggeva la Ruhr;
sarebbe stata un' azione
normale per qualsiasi governo. L'Europa orientale era in subbuglio per conflitti
fra stati
poderosamente armati; la Prussia orientale era indifendibile; i Polacchi
chiedevano apertamente
parti dell'Alta Slesia (XII 476-479 {520-524}; XIX 224-232 {249-259}, XX 570-571
{623-624}).
Gli accordi sovietico-francesi del 5 Dicembre 1934 avevano già violato il patto
di Locarno, ma a
Norimberga la sua violazione fu attribuita ai Tedeschi (XIX 254, 269, 277 {283,
299, 308}).
Non era chiaro se l'occupazione del resto della Cecoslovacchia avesse violato
gli accordi di Monaco
(X 259 {293-294). Ciò fu fatto perché i Sovietici avevano costruito degli
aereoporti nel resto della
Cecoslovacchia, con la cooperazione dei Cechi, per trasformare il paese in una
«portaerei» dalla
quale la Germania potesse essere attaccata (X 348 {394-395}; 427-430 {480-484).
Roosevelt aveva proclamato che gli interessi americani si estendevano al mondo
intero; gli Inglesi
rivendicavano il dominio su mezzo mondo; forse gli interessi tedeschi si
potevano estendere fino
alla Cecoslovacchia. Da Praga a Berlino c'è una mezz'ora di aereo; le azioni
ceche rappresentavano
un'aperta minaccia per la Germania.
Non esistono trattati al mondo che durino per sempre; normalmente diventano
antiquati e vengono
sostituiti da altri trattati. Questo fatto è normalmente previsto dal trattato
stesso con la formula
«rebus sic stantibus» (»stando così le cose,» cioè «finché le cose stanno
così»). Dopo il 1935, i
trattati di Locarno e Versailles erano già antiquati.
ALFRED ROSENBERG E FRITZ SAUCKEL
Rosemberg Sauckel
Come Frank, Rosenberg fu accusato di aver «saccheggiato» e «rubato» opere
d'arte. Entrambi gli
imputati, Rosenberg e Frank, rilevarono che la Germania, ai sensi della quarta
convenzione de L'Aia
sulla guerra terrestre, aveva l'obbligo di proteggere le opere d'arte; ciò
richiedeva il
trasferimento delle opere fuori del teatro delle ostilità. Le opere d'arte
furono accuratamente
imballate, valutate e restaurate. Se i Tedeschi avessero avuto l'intenzione di
«saccheggiare» o di
«rubare», non sarebbe stato necessario catalogare tutti questi oggetti
coll'annotazione esatta del
nome, cognome e indirizzo del proprietario, quando era conosciuto.
Alcune opere d'arte erano state prese da Göring, ma non per suo uso personale,
bensì per un museo
che Hitler intendeva creare a Linz. Rosenberg aveva protestato contro questo
abuso, perché era suo
dovere conservare queste collezioni intatte sino alla fine della guerra, nella
speranza che, nel
trattato di pace, si potesse arrivare ad un accordo riguardo a questi oggetti.
Rosenberg fu inoltre accusato di aver rubato migliaia di vagoni ferroviari pieni
di mobili. I mobili
appartenevano agli Ebrei che avevano abbandonato le loro residenze all'arrivo
dei Tedeschi a Parigi.
Gli appartamenti ebraici furono sigillati per 90 giorni; poi il loro contenuto
fu confiscato, perché
sarebbe stato impossibile assicurarne la custodia. Alla fine i mobili furono
usati per aiutare i
Tedeschi che erano rimasti senza tetto a causa degli attachi aerei alleati.
Ancora una volta, i
Tedeschi avevano avuto l'intenzione di arrivare a un accordo su questi oggetti
in un trattato di
pace.
Il ministero di Rosenberg ricevette molte lamentele, riguardo alle quali furono
svolte indagini.
Molte di queste lamentele si rivelarono infondate. A Norimberga, si assunse
semplicemente che tutte
le lamentele fossero «vere». Alcune lettere indirizzate a Rosenberg furono
utilizzate come prove a
suo carico, sebbene le sue risposte fossero andate perdute. Lamentele e lettere
furono usate per
dimostrare la sua presunta «partecipazione volontaria al progetto comune».
Rosenberg fu accusato di aver cospirato con Sauckel per ottenere degli «schiavi»
per l'industria
tedesca. Rosenberg, Sauckel, Speer, Göring e Seyss-Inquart protestarono tutti
che, se non ci fosse
stato il blocco alleato, «saccheggi» e «schiavitù» non sarebbero stati
necessari; il blocco
marittimo era illegale e aveva provocato disoccupazione in massa nei territori
occupati; ai sensi
della quarta convenzione de L'Aia sulla guerra terrestre, ai governi
d'occupazione era consentito
chiedere il pagamento in servizi. Gli «schiavi» ricevevano la stessa paga degli
operai tedeschi, i
quali erano soggetti allo stesso modo al lavoro obbligatorio. Funk dichiarò che
gli «schiavi»,
durante la guerra, mandarono alle loro famiglie due miliardi di marchi di
salario (XIII 136 {153}).
Seyss-Inquart asserì che in Olanda, in conseguenza del blocco, ci furono 500.000
disoccupati; se non
si fosse dato lavoro -- volontario o obbligatorio che fosse -- a tutta quella
gente, la popolazione
sarebbe stata costretta ad unirsi alla resistenza, che era proibita dal diritto
internazionale. La
popolazione fu contenta di poter lavorare alle fortificazioni tedesche in
Olanda, perché così si
riduceva la probabilità che l'invasione alleata avvenisse in Olanda. (La
probabilità di una
invasione alleata era stato anche il motivo della deportazione degli Ebrei
olandesi {XV 662-668
{719-726}; XIX 99-102 {113-115}.
Fritzsche e altri imputati dichiararono che gli «schiavi» si potevano muovere
liberamente in tutte
le strade di tutte le città tedesche (XVII 163-164 {183-184}), avevano molto
denaro e controllavano
il mercato nero (XIV 590 {649}). Inoltre, centinaia di migliaia di questi
«schiavi», dopo la fine
della guerra, si rifiutarono di lasciare la Germania, sebbene i loro paesi
fossero stati «liberati»
e la Germania fosse devastata (XVIII 155 {172-173}). Per di più, gli «schiavi»,
alla fine della
guerra, non si ribellarono (XVIII 129-163 {144-181}; 466-506 {509-544}; XIX
177-216 {199-242}; XXI
471-472 {521-522}).
Sauckel testimoniò che il reclutamento dei «lavoratori schiavi» in Francia era
eseguito dal governo
francese e dalle organizzazioni collaborazioniste. Molti operai preferivano
essere «obbligati» onde
evitare rappresaglie da parte della resistenza (XV 1-263 {7-290}); ma tutti
ricevevano la stessa
paga e godevano delle stesse condizioni contrattuali e delle stesse indennità
sanitarie e di
previdenza sociale dei lavoratori tedeschi. Lungi dal «saccheggiare» i territori
occupati, era stato
necessario portarvi grandi quantità di equipaggiamenti di grande valore. In
Russia, i Sovietici
stessi, durante la loro ritirata, distrussero tutto; quando i Tedeschi, durante
la loro ritirata,
riportarono via tutti i loro equipaggiamenti che vi avevano portato, ciò fu
definito «saccheggio»
(IX 171-172 {195-196).
Un esempio di una lamentela che divenne un «crimine» fu il caso dei
«frequentatori di teatro
razziati e inviati in schiavitù». Sauckel indagò per vari mesi e scoprì che si
trattava di un
imprenditore che aveva interrotto una riunione dei suoi operai per trasportarli
in un altro posto di
lavoro (XV 17-18 {25-26}).
A causa del peggioramento della situazione, si resero necessarie sempre maggiori
coercizioni. Se gli
Alleati avevano il diritto di confiscare i beni dei neutrali in mare aperto, i
Tedeschi avevano il
diritto di utilizzare le risorse dei territori occupati sulla terraferma.
Un' accusa strettamente connessa fu quella della cosiddetta «azione fieno»,
nella quale, secondo
l'accusa, erano stati «sequestrati» 50.000 bambini per lavorare come «schiavi».
Sia Rosenberg sia
von Schirach dichiararono che si trattava in realtà di un programma di
apprendistato al fine di
rimuovere gli orfani di guerra dal teatro delle ostilità (XI 489-490 {538-539},
XIV 501-505
{552-556}): se non lo avesse fatto il ministero di Rosenberg, lo avrebbe fatto
l'esercito.
Un' altra accusa che rientra in questo contesto fu quella relativa all'
organizzazione «Lebensborn»,
il cui scopo, secondo l'accusa, era quello di sequestrare dei neonati -- a
credere ad alcuni storici
ebrei psichicamente malati -- dopo aver misurato il loro pene. In realtà, lo
scopo di questa
organizzazione era quello di cancellare la macchia dell'illegittimità e di
aiutare le famiglie con
molti bambini (XXI 654-664, edizione tedesca; queste pagine sono state soppresse
nell'edizione
americana. Vedi anche XXI 352 {389} dell'edizione americana).
Il caso di Rosenberg si trova nei volumi XI 444-599 {490-656}, e XVIII 69-128
{81-143}).
HJALMAR SCHACHT
Schacht è un imputato anomalo, perché le accuse contro di lui contraddicono
quelle contro gli altri
imputati. Mentre gli altri imputati furono accusati di «atti immorali» che
dimostravano la loro
«partecipazione volontaria al progetto comune» -- come aver accettato regali di
compleanno, aver
pronunciato discorsi di compleanno, essere stati fotografati con Hitler, aver
firmato leggi
legalmente promulgate dal Capo dello Stato, essere stati d'accordo con il Capo
dello Stato, o, in
caso contrario, esser venuti meno al dovere morale di rovesciare e assassinare
il Capo dello Stato
(dovere che evidentemente non può essere imposto dalla legge) -- Schacht non
solo fu accusato di
tutte queste cose, ma, per giunta, anche di aver violato il suo giuramento di
lealtà verso Hitler e
di averlo ingannato! Ciò fu considerato la prova di una straordinaria perversità
(XII 597
{652-653}).
Le spiegazioni di Schacht circa la necessità di mentire sono state spesso
invocate come prova della
duplicità nazista, però si è dimenticato che la vittima delle sue menzogne fu
Hitler.
Schacht mise in ridicolo queste accuse con una serie di spiritosaggini,
mostrandosi ancor più
sarcastico di Göring; ma al procuratore Jackson mancava la perspicacia per
rendersi conto che
Schacht lo prendeva in giro (XII 416-493 {454-539}; 507-602 {554-658}; XIII 1-48
{7-58}; XVIII
270-312 {299-342).
La menzogna di Jackson secondo la quale egli costrinse Schacht «ad ammettere che
aveva mentito» è
stata presa sul serio da molte persone, le quali dovrebbero sapere che Jackson
mentiva abitualmente
(vedi, per esempio, II 438 {483}; IX 500-504 {555-559}).
BALDUR VON SCHIRACH
Von Schirach fu accusato di aver cospirato con milioni di bambini per
conquistare il mondo in
uniformi simili a quelle dei Boy Scouts. Nella sua difesa fu rilevato che il
concetto di una
cospirazione che comprenda milioni di membri è logicamente assurdo (XIV 360-537
{399-592}, XVIII
430-466 {470-509).
Per realizzare questo fine, i cospiratori si dedicavano a esercitazioni di tiro
al bersaglio con
fucili calibro 22 (XIV 381 {420-421}), cantando canzoni a volte vecchie di 300
anni (XIV 474 {521}).
A Norimberga si scoprirono crimini dappertutto. Nel caso delle SA, per
dimostrare la loro
«intenzione di impegnarsi in una guerra di aggressione » fu citato un articolo
sulla cura dei piedi
(XXI 221-223 {248-250}).
Schirach fu accusato da Hans Marsalek di essere stato a conoscenza di alcune
atrocità. Hans Marsalek
è il testimone il cui «ricordo» della «confessione» di Ziereis (6 pagine di
citazioni alla lettera
un anno dopo la morte di Ziereis) fu utilizzato contro Kaltenbrunner (XI 330-333
{365-369}; XIV
436-440 {480-485}).
Un altro crimine commesso da Schirach fu quello di essere «basso e grasso» (Un
capo studentesco
«basso e grasso» aveva fatto un discorso anti-semitico) (deposizione di Georg
Ziemer, PS-244, XIV
400-401 {440-441}). Schirach respinse quest'accusa.
Si pretese che Schirach avesse ricevuto dei rapporti degli «Einsatzgruppen» nel
suo ufficio a
Vienna. Questi documenti sono «fotocopie» di «copie conformi» su carta normale,
senza intestazione
né firma, redatti da sconociuti e trovati -- secondo l'accusa -- sepolti in una
miniera di salgemma
(II 157 {185}) dai Sovietici (IV 245 {273}, VIII 293-301 {324-332}). In questi
documenti Katyn
appare come un crimine tedesco (NMT IX 96-117, processo di Otto Ohlendorf).
Si asserì che i Tedeschi avevano ucciso 22.000.000 (XXII 238 {270}), o
12.000.000 di persone (XXII
312 {356}), poi avevano cremato i cadaveri e seppellito i documenti. Ma i
documenti sono molto più
combustibili dei cadaveri!
Schirach e Streicher furono ingannati entrambi da una «fotocopia» di un
documento di Hitler nel
quale egli avrebbe «confessato» degli stermini in massa (XIV 432 {476}; XII 321
{349}). Poiché
Hitler era un genio (X 600 {671-672}), e i genii non uccidono milioni di persone
con i gas di
scappamento di motori Diesel e con insetticidi che richiedono 24 ore per
uccidere le tarme
(documento NI-9912), sembra che il significato di questo documento sia stato
sopravvalutato. Infatti
tipico di Hitler è un linguaggio pieno di violenza, ma povero di contenuto e
aderente ai fatti. Non
è neppure chiaro se Hitler, nel 1945, fosse ancora sano di mente (IX 92 {107}).
La «confessione» di
Hitler è una fotocopia «certificata» (Str-9, documento 9 della difesa di
Streicher, XLI 547).
ARTHUR SEYSS-INQUART
Seyss-Inquart è un esempio del modo in cui azioni perfettamente legali furono
ritenute «crimini»
quando venivano effettuate dai Tedeschi, mentre azioni identiche, o azioni
criminali secondo lo
statuto stesso del Tribunale di Norimberga (come i bombardamenti di Dresda,
illegali secondo
l'articolo 6(b) (XXII 471, 475 {535, 540}) furono considerate inconvenienti
senza importanza di una
grande crociata per sradicare il Male.
Secondo il diritto internazionale, i governi d'occupazione hanno la facoltà di
legiferare come
meglio credono (facoltà reclamata dal Tribunale stesso, XXII 461 {523}, ma
contraddetta nel vol.
XXII 497 {565); l'obbedienza alla loro autorità è obbligatoria. I governi
d'occupazione possono
reclutare entro certi limiti i lavoratori, confiscare i beni pubblici e imporre
tasse per coprire le
spese dell'occupazione. Non sono obbligati a tollerare la resistenza armata, gli
scioperi, la
pubblicazione di giornali ostili, o ad impiegare ufficiali locali che non
ubbidiscono agli ordini.
Firmare documenti e far circolare ordini non sono crimini per il diritto
internazionale. Alla fine
della guerra Seyss-Inquart evitò molte distruzioni che sarebbero state illegali
(XV 610-668
{664-726}; XVI 1-113 {7-128}; XIX 46-111 {55-125}).
In qualità di Reichskommissar per l'Olanda, Seyss-Inquart trasmetteva gli ordini
di esecuzione dei
membri della resistenza dopo la loro condanna per atti di sabotaggio o
resistenza armata. Ma le
sentenze di morte venivano eseguite solo dopo ulteriori atti di sabotaggio. Ciò
fu definito dal
Tribunale una «esecuzione di ostaggi». Tuttavia, in questo caso, la definizione
«ostaggio» non è
corretta (XII 95-96 {108}, XVIII 17-19 {25-27}, XXI 526 {581}, 535 {590}).
L'accusa, discutendo la questione dal punto di vista del diritto internazionale,
ammise la legalità
di queste azioni (V 537 {603-604}), e riconobbe che i membri della resistenza
potevano essere
fucilati (V 405 {455-456}).
La quarta convenzione de L'Aia sulla guerra terrestre del 18 Ottobre 1907
contiene una clausola di
partecipazione totale (art. 2); i belligeranti che abbiano violato la
convenzione possono essere
costretti a pagare un indennizzo; essa proibisce i bombardamenti «in qualunque
forma» di città
indifese e dei monumenti culturali, (art. 23, 25, 27, 56). Questa convenzione
non fu ratificata da
Bulgaria, Grecia, Italia e Yugoslavia, ma fu ratificata dalla Russia zarista.
ALBERT SPEER
Albert Speer fu condannato per aver «ridotto in schiavitù» milioni di persone
per lavorare nelle
industrie di armamenti tedesche, dove si asseriva che fossero costrette a
dormire in orinatoi
(documento D-288, dichiarazione giurata del dott. Wilhelm Jäger, già discussa
nel caso di Rudolf
Höss), e torturati in «scatole di tortura» camuffate da normali guardaroba
(questi «camuffamenti»
strampalati servivano all'accusa per presentare oggetti ordinari come «prove» di
atrocità)
(documenti USA-894, 897).
Riguardo a quest'accusa, Speer dichiarò:
«Considero questa dichiarazione giurata una menzogna... non è possibile
trascinare il popolo tedesco
nel fango in questo modo» (XVI 543 {594}).
Speer era il tipo di uomo che ha successo sotto ogni regime. Egli affermò di non
sapere niente di
«stermini,» aggiungendo che, se dei detenuti fossero stati cremati mediante
bombe atomiche (un'
allucinazione del procuratore Robert Jackson, (XVI 529-530 {580}), egli
l'avrebbe saputo.
Speer affermò di aver ordito un complotto per assassinare Hitler per mezzo un
gas nervino molto
sofisticato (XVI 494-495 {542-544}). Il complotto fallì perché il gas si
sviluppava soltanto a
temperature molto alte (XVI 529 {579}).
Infatti, lo Zyklon B (l'insetticida col quale si pretende che i Tedeschi abbiano
gasato gli Ebrei)
presenta un problema simile, nel senso che il liquido deve evaporare, il che
avviene molto
lentamente, a meno che non sia riscaldato. Il genio tecnico dei Tedeschi e il
loro avanzato sviluppo
industriale rendono insensata qualsiasi nozione di un «olocausto ebraico» con
insetticidi o gas di
scappamento di motori Diesel. Se non ci fossero state persone come Albert Speer,
sarebbe stato più
difficile «trascinare il popolo tedesco nel fango» (XVI 430-588 {475-645}); XIX
177-216 {199-242}).
JULIUS STREICHER
Streicher fu impiccato per «incitamento all'odio razziale», un crimine che
sembra ritornare di moda.
Il caso Streicher è importante perché nazioni che predicavano la separazione tra
Stato e Chiesa,
nonché la libertà di parola e di stampa, cospirarono con Ebrei e comunisti allo
scopo di far
impiccare un uomo per aver espresso delle opinioni la cui inesattezza non fu
neppure discussa.
Uno dei crimini commessi da Streicher fu la pubblicazione di un supplemento
sugli «assassinii
rituali ebraici» nel suo giornale Der Stürmer. L'accusa ammise apertamente che
le illustrazioni del
giornale erano autentiche (V 103 {119}) e che l'articolo era provvisto di
riferimenti corretti. Tra
i riferimenti di Streicher c'era almeno uno studioso di fama, il dott. Erich
Bischof di Lipsia,
nonché procedimenti penali moderni (IX 696- 700 {767-771). A parere del
Tribunale, esaminare il
valore dei riferimenti di Streicher avrebbe prolungato troppo il processo. Il
Tribunale non affermò
che l'articolo fosse inesatto, ma praticò una specie di telepatia: Streicher fu
impiccato per
opinioni e per le intenzioni attribuitegli dal Tribunale.
Un altro crimine di Streicher fu di aver definito il Vecchio Testamento un «romanzo
criminale
orribile» e di aver dichiarato che «questo 'libro santo' è pieno di assassinii,
incesti, frodi,
furti e indecenze». Quest' affermazione non fu confutata con alcuna prova (V 96
{112}).
Streicher è famoso come «collezionista di pornografia», «pervertito sessuale» e
«truffatore». La
«collezione di pornografia,» esaminata più accuratamente, si rivelò essere
l'archivio giudaico del
suo giornale (XII 409 {445}). L'accusa delle «perversioni sessuali», fortemente
sottolineata dai
Sovietici, ebbe origine dal cosiddetto rapporto Göring, un procedimento
disciplinare del Partito
avviato da uno dei numerosi nemici di Streicher. Quest' accusa fu lasciata
cadere durante il
processo di Norimberga e cancellata dalla trascrizione delle udienze. Streicher
fu informato che non
doveva rispondere a nessuna domanda relativa a quest' accusa (XII 330, 339 {359,
369}).
Anche la «truffa immobiliare» deriva dal rapporto Göring e si riferisce a un
solo caso, quello delle
Mars-Werke. Il responsabile delle accuse contenute nel rapporto fu, per una
curiosa coincidenza,
anche il responsabile dell'acquisto (V 106 {123}). Il rapporto afferma che le
azioni furono
restituite e che il denaro che Streicher aveva pagato per le azioni, 5000 marchi,
gli fu rimborsato
dopo le indagini.
Streicher aveva dato ai suoi amministratori pieni poteri per agire come volevano,
dicendo loro: «Non
mi seccate con i vostri affari di denaro. Ci sono altre cose più importanti del
denaro». Egli
affermò che il suo giornale fu pubblicato fino alla fine della guerra in una
casa in affitto; il suo
giornale non era un organo del Partito; Streicher non aveva niente a che fare
con la guerra.
Uno degli impiegati di Streicher apparve come testimone e affermò: «Chiunque
conosca Herr Streicher
come me, sa bene che Herr Streicher non ha mai preso nulla a un Ebreo» (XII
385-386 {420}).
La seconda moglie di Streicher, Adele, testimoniò: «Io considero totalmente
impossibile che Julius
Streicher abbia acquistato delle azioni in questo modo. Io credo che non sappia
nemmeno come è fatta
un' azione» (XII 391 {426}).
A Norimberga non si affermò che Streicher avesse scritto tutti gli articoli del
suo giornale
personalmente. L'articolo Trau keinem Fuchs auf grüner Heid, und keinem Jud' bei
seinem Eid (non ti
fidare di una volpe nella brughiera, né di un Ebreo quando giura), tradotto in
inglese dall'accusa
con «Don't Trust a Fox Whatever You Do, Nor Yet the Oath of Any Jew» (XXXVIII
129), trae il titolo
da Martin Lutero. «Der Giftpilz» (Il fungo velenoso) fu scritto da uno dei
redattori di Streicher
ispirandosi a una famosa serie di crimini sessuali contro bambini commessi da un
grande industriale
ebreo, Louis Schloss (XII 335 {364-365}).
In seguito Schloss fu assassinato a Dachau e ciò divenne un'altra «atrocità
nazista». Nella
discussione dell'assassinio di Schloss da parte dell'accusa, non fu mai
accennato che Schloss era
stato un pervertito pericoloso che aggrediva i bambini; fu invece tacitamente
insinuato che era
stato ucciso per il semplice fatto di essere ebreo (documento PS-664, XXVI
174-187).
Non fu mai dimostrato alcun nesso di causalità tra le «opinioni antisemitiche»
di Streicher, Frank,
o Rosenberg e la perpetrazione di un delitto; non fu dimostrato neppure che il
crimine in questione,
cioè il cosiddetto «olocausto ebraico» avesse mai avuto luogo. Questo fu
semplicemente supposto, e
si suppose che gli scritti di Streicher avessero contribuito a «provocarlo».
Streicher fece alcune osservazioni «molto improprie» che furono soppresse dalla
trascrizione delle
udienze e per le quali fu ammonito dal Tribunale coll'approvazione del suo
avvocato, il dott. Marx.
Una di queste osservazioni soppresse si trovava a pagina 310 {337} del volume
XII della trascrizione
delle udienze, dopo il quinto paragrafo {riga 30 in tedesco}, ma si può leggere
alle pagine 8494-5
della trascrizione delle udienze ciclostilata. Streicher disse:
«Se potessi terminare con una descrizione della mia vita, sarebbe con la
descrizione di una
esperienza che vi mostrasse, signori del Tribunale, che, anche senza il consenso
del governo,
possono accadere delle cose che non sono umane, che non sono in accordo con i
principi di umanità.
Signori, sono stato arrestato e, durante la mia detenzione, ho sperimentato cose
simili a quelle
imputate a noi, alla Gestapo. Sono rimasto senza vestiti in una cella per
quattro giorni. Mi sono
state fatte delle bruciature. Sono stato gettato sul pavimento e incatenato. Ho
dovuto baciare i
piedi a carcerieri negri che mi sputavano sul viso. Due negri e un ufficiale
bianco mi hanno sputato
in bocca, e quando non la potevo aprire più, me l'aprivano con un bastone di
legno; e quando
chiedevo dell'acqua, venivo portato alla latrina e mi si ordinava di bere lì.
A Wiesbaden, signori, un medico ha avuto pietà di me, e io dichiaro qui che
un'Ebreo, direttore di
un ospedale, si è comportato correttamente. Dico qui, per non essere frainteso,
che gli ufficiali
ebrei che ci sorvegliano qui nella prigione hanno agito correttamente; anche i
medici con i quali ho
avuto a che fare sono stati rispettosi. E da questa dichiarazione potete vedere
il contrasto tra
quella prigionia e questa qui.»
Un'altra «osservazione impropria» soppressa era a pagina 349 {379} del volume
XII dopo il primo
paragrafo, ma si trova nella trascrizione delle udienze ciclostilata a pagina
8549:
«Per evitare ogni malinteso, devo dire che a Freising sono stato picchiato, per
giorni e senza
vestiti, così duramente che ho perduto il 40% della mia capacità uditiva, e la
gente ride quando
faccio domande. Non ci posso far niente se sono stato trattato così. Perciò
chiedo che mi si ripeta
la domanda.»
Il tenente colonnello Griffith-Jones replicò: «Posso mostrarvelo, e ripeteremo
la domanda forte
quanto volete.»
Ecco il colpo di grazia alla «verità», la «giustizia» e un «processo
imparziale».
Dato che si trattava di conoscenza personale di Streicher e non di sentito dire,
risulta difficile
capire perché le osservazioni furono soppresse, mentre il sentito dire
favorevole all'accusa fu
conservato (infatti, le prove dell'accusa constano quasi completamente di
sentito dire scritto e
orale). Se gli accusatori non credevano alla testimonianza di Streicher relativa
al fatto che era
stato torturato, erano liberi di controinterrogarlo per individuare
contraddizioni e dimostrare che
mentiva. Invece fu semplicemente ammonito e le sue osservazioni furono
soppresse.
Streicher affermò che le sue richieste di «sterminio» degli Ebrei erano state
provocate per la
maggior parte dai bombardamenti alleati e dagli appelli allo sterminio del
popolo tedesco da parte
alleata.
«Se in America un ebreo chiamato Erich Kauffman può chiedere pubblicamente che
tutti i Tedeschi
capaci di generare figli debbano essere sterilizzati allo scopo di sterminare il
popolo tedesco,
allora io dico: occhio per occhio, dente per dente. Si tratta di una questione
puramente teorica e
letteraria.» (XII 366 {398-399}. (V 91-119 {106-137; XII 305-416 {332-453};
XVIII 190-220
{211-245}).